Un aspetto centrale per lo sviluppo delle sicurezza inclusiva sta nella capacità di utilizzare la cultura di provenienza delle persone. Un esempio interessante è quanto stato realizzato per spingere a comportanti sicuri persone che rischiavano di essere contaminate dall’Ebola.
Ebola è una malattia endemica di alcune zone dell’Africa Sub-Sahariana. Si trasmette da animale all’uomo tramite il consumo di carne infetta e da uomo a uomo per contatto coi fluidi corporei. Ebola ha tuttora un’alta mortalità.
I focolai partono spesso da villaggi remoti, dove la povertà porta spesso al consumo di carcasse di animali morti trovate in natura. Fonte fondamentale del contagio.
Negli scorsi anni, con un picco nel 2014, si è constatata l’impossibilità di tener sotto controllo l’insorgere di nuovi focolai.
Analisi delle credenze popolari
Ricerche svolte nella Repubblica Democratica del Congo, in Liberia, Uganda e Africa Occidentale, hanno portato alla luce una forte discrepanza nell’accettazione delle misure preventive.
Le persone aventi un’istruzione medio-alta e il personale medico concordavano nel definire l’ebola come una malattia. Le culture tribali, invece, attribuivano ad essa un’origine magica.
In Congo, ad esempio, si era creata la leggenda di due gemelli che avrebbero mangiato il gatto della propria zia. Questa, presa dall’ira, avrebbe gettato una maledizione su di loro, maledizione che si sarebbe poi propagata.
Coloro che credono all’origine magica dell’ebola sono anche coloro che dubitano della medicina moderna e si affidano a quella tradizionale.
La prevenzione di focolai d’ebola tra queste comunità risulta fondamentale per la sicurezza dell’intero Paese. Difatti, sono i villaggi rurali quelli dove comunemente avviene il salto di specie tra animali e uomini. Spesso attraverso il consumo di carne.
Soluzioni realizzate
Sono questi i motivi che hanno spinto l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ad avviare progetti di prevenzione e cura che includessero esperti di cultura locale nei propri team.
Si tratta di approcci olistici, che non sono volti a mutare le credenze locali, ma a creare un punto d’incontro.
Grazie alla mediazione tra guaritori e team medici, si sta formando un nuovo approccio alla prevenzione e alla cura. Non più rivalità ma cooperazione.
Alle misure di educazione alla prevenzione e all’uso di farmaci, si è affiancata la figura del guaritore. Esso porta avanti metodi di cura tradizionali, come i bagni nel sale, mentre il team medico distribuisce i medicinali adeguati.
In questa maniera, la persona ha la possibilità di usufruire delle cure in cui crede e di quelle che risultano scientificamente effettive.
Utilizzare la cultura di provenienza crea un senso di sicurezza e fiducia da parte dell’individuo che, in altre circostanze, rifiuterebbe i trattamenti sanitari.