
Oltre lo Smart Working
Nel febbraio di due anni fa il Covid19 ha fatto la sua comparsa anche in Italia, dopo essere stato segnalato il 31 dicembre 2019 a Wuhan. Il suo espandersi è stato veloce e vorticoso tanto che l’8 marzo è stato decretato il primo lockdown nazionale.
A ognuno è stato chiesto di modificare, anche radicalmente, le proprie abitudini quotidiane. Indubbiamente vi sono stati errori nelle scelte e nelle relative comunicazioni. Cose già viste e in parte inevitabili di fronte una situazione che assomigliava più a una crisi che a un’emergenza. L’emergenza chiede risposte immediate, ma comunque da attivarsi all’interno di una gamma di strategie note e codificate. Mentre la crisi richiede la stessa celerità nelle risposte senza però avere soluzioni già note da applicare. E la pandemia ha avuto la caratteristica di una crisi.
Le prime reazioni
Come spesso accade di fronte a situazioni critiche le persone coinvolte mettono in campo il meglio nell’idea che “assieme se ne uscirà”. Aspetto che bene abbiamo visto negli slogan, nel cantare dai balconi e nell’accettare le indicazioni governative. Si tratta di aspetti che si sono affievoliti con quella che è stata chiamata “seconda ondata”. Questo perché il riemergere della pandemia ha smentito le attese verso una facile e veloce soluzione del problema.
Il modello Smart Working
Il mondo del lavoro ha affrontato la pandemia mettendo il campo velocemente il modello di lavoro a domicilio, che nel nostro paese ha assunto il neologismo di Smart Working.
Una modalità di lavoro che ha trovato una grande disponibilità e assenso da parte dei lavoratori. Una soluzione che aveva molti aspetti positivi: la protezione dal virus, la possibilità di gestire i figli alle prese con la didattica e distanza, la riduzione dei tempi di viaggio. Non a caso ogni indagine realizzata nei mesi scorsi ha visto adesioni positive verso lo Smart Working.
Un progetto per il futuro
La preventivata fine della pandemia pone delle domande nuove, quali: il quadro di adesioni allo Smart Working rimarrà uguale? O compariranno disagi che andranno ben al di là degli aspetti normativi e regolamentali del lavoro a domicilio?
Se abbiamo fronteggiato la pandemia mettendo in campo soluzioni inventandole via via che apparivano più idonee, ciò non può accadere nell’affrontarne a fine. Qui abbiamo conoscenze utili a non essere sorpresi e per trovare strategie utili per un’efficace gestione del nuovo rapporto con il lavoro che l’esperienza dello Smart Working ci ha permesso di sperimentare.
Da parte nostra desideriamo aprire un luogo di dibattito proprio sul tema dello Smart Working attraverso post nel sito, la rivista PdE e interventi sui media. Attendiamo i vostri contributi.