La sicurezza sociale può essere incrementata grazie ad un’integrazione effettiva delle seconde generazioni

seconde-generazioniLa sicurezza sociale può essere incrementata grazie ad un’integrazione effettiva delle seconde generazioni

di Martina Zuliani

Il dibattito sulla questione seconde generazioni

Negli ultimi anni si è aperto un dibattito sui ragazzi nati in Italia da genitori stranieri, dibattito che riguarda il diritto di cittadinanza. In Italia la cittadinanza di acquisisce per jus sanguinis, cioè essendo figli di almeno un genitore italiano. I figli di stranieri, anche se nati nel nostro Paese, rimangono registrati nel permesso di soggiorno dei genitori fino alla maggiore età ed, al compimento dei 18 anni, devono richiederne uno a nome loro o, avendo le caratteristiche necessarie, possono richiedere la cittadinanza italiana.

Seconde generazioni ed esclusione sociale

La mancanza della cittadinanza italiana fa si che molti ragazzi provino sentimenti contrastanti tra il fatti di sentirsi italiani e quello di essere considerati stranieri. Un ulteriore problema riguardante l’identità delle seconde generazioni è che essi sono spesso visti come stranieri dalla società maggioritaria, hanno meno opportunità dei coetanei e vivono in quartieri a prevalenza di stranieri, spesso degradati.

La sfida alla sicurezza portata dall’esclusione sociale

Le conseguenze dell’esclusione sociale possono andare dallo stress, alla sensazione di non essere voluti, ma anche a manifestazioni violente quali le rivolte delle banlieux in Francia o la recente adesione a gruppi terroristici. I rari attentati terroristici avvenuti in Europa sono avvenuti per mano di giovani uomini aventi la nazionalità di Paesi dell’Unione Europea.

L’identità gioca un ruolo fondamentale

L’identità è una parte importante dell’individuo e si forma bilanciando la visione che la persona ha di se stessa e quella attribuitale dalla società. Visioni negative e stereotipate possono perciò danneggiare l’intera identità dell’individuo, soprattutto nel caso di giovani adolescenti e preadolescenti. Tale fase di vita risulta essere, infatti, la più delicata dato che il giovane si trova a dover costruire un’identità propria staccata da quella dei genitori.

Per le seconde generazioni, l’ostacolo nella creazione dell’identità è più elevato di quello affrontato dai coetanei appartenenti alla popolazione maggioritaria. Difatti, essi si possono trovare nella situazione di percepire la cultura dei genitori come estranea, di accettarla in pieno e di sentirsi stranieri nel Paese di nascita o di bilanciare la cultura d’origine con quella del Paese di residenza.

Sia nel primo che nell’ultimo caso è però possibile che il giovane, pur sentendosi italiano, non venga visto come tale dalla società maggioritaria e venga discriminato. In questo caso, Portes e Rumbaut parlano di downward assimilation.

La mancanza di un’identità è sfida alla sicurezza

Le persone che non si sentono accettate dalla società cercano un’identità che riesca a compensare il loro bisogno umano di sentirsi valorizzati. Il rischio è che tale identità sia estremista o, quantomeno, nazionalista. Smith ritiene che il nazionalismo sia, infatti, una risposta dell’individuo al collasso del suo mondo sociale e al suo bisogno naturale di appartenere ad un gruppo umano stabile. Per i giovani figli di migranti il nazionalismo, e la Patria, sono però spesso entità estranee in cui non si fa ritorno se non raramente, per le vacanze o per visitare i parenti. Entrano quindi in gioco altri enti che, prendendo il posto della Patria intesa in senso classico, offrono un’identità forte ai giovani spaesati. Questi enti possono essere gruppi locali devianti o gruppi transnazionali criminali o terroristici.

L’ISIS e la sua offerta d’identità

Negli ultimi anni, è l’ISIS ad aver avuto più successo nel reclutamento di giovani europei di origine straniera. Lo Stato Islamico di Iraq e Siria ha messo insieme una rete di propaganda e comunicazione tale da inviare messaggi diretti e veloci in tutto il mondo. Tale  organizzazione propone video brevi di reclutamento e propaganda e mostra le proprie azioni in maniera diretta. Presenta un misto di musiche, immagini violente e di uso di twitter, e di estremismo religioso. Tale miscela, ben elaborata e bilanciata da esperti della comunicazione, risulta appetibile a quei giovani che si sentono rifiutati dalla società occidentale e che cercano un’entità forte con la quale identificarsi.

L’importanza dell’inclusione sociale

Risulta quindi necessario, ai fini della sicurezza sociale, contrastare i fenomeni terroristici partendo, più che dalla lotta armata, dal diminuire le possibilità di reclutamento di giovani da parte di organizzazioni criminali ed estremiste. Aumentando l’inclusione dei giovani nati in Europa da genitori migranti e parificando le loro opportunità sociali con quelle dei coetanei appartenenti alla popolazione maggioritaria si può diminuire il sentimento di insoddisfazione e incertezza, fertile terreno per lo sviluppo di estremismi e fanatismi. Per far si che ciò accada bisogna creare politiche di inclusione più forti, creare opportunità per i giovani, ma anche combattere le discriminazioni in maniera attiva creando opportunità di conoscenza ed applicando leggi e controlli contro la discriminazione etnica e religiosa.