
Profezie autoavveranti
Profezie autoavveranti
di Antonio Zuliani
Le profezie autoavveranti (self fufilling prophecy) sono delle “stregonerie” tra le più efficaci che il nostro cervello mette in atto. In sostanza ci mostrano come un nostro atteggiamento, una nostra opinione o una nostra attesa influenzino noi stessi, le altre persone e gli eventi che accadono in modo tale che si avvera proprio quello che avevamo pensato o temuto.
Un esperimento
Un esempio sperimentale lo hanno condotto Eden e Shani (1982) e ha coinvolto 105 soldati israeliani che stavano seguendo un corso di 15 settimane per diventare ufficiali. Gli autori prepararono i profili relativi al potenziale di comando classificando i candidati in tre categorie: alto, normale e non classificato. Anche se gli sperimentatori avevano dichiarato di aver utilizzato nel predisporli test psicologici e i giudizi dei comandanti precedenti degli allievi, l’attribuzione dei profili era del tutto casuale.
I giudizi erano stati consegnati sia agli istruttori sia ai partecipanti al corso. Alla fine del corso i soldati sostennero un esame scritto di routine e i risultati furono: punteggio medio dei soldati classificati con “alta” attitudine al comando 79,98, “non determinabile” 72,43 e “normale” 65,18. Il solo fatto di esse stati arbitrariamente classificati con un’alta attitudine al comando aveva determinato un punteggio del 22,7% più alto rispetto ai colleghi presentati come con “normale” attitudine.
Il pregiudizio
Nella vita di ogni giorno possiamo ricordare che il pregiudizio (altra sottile manifestazione di questa “profezia”) che abbiamo verso un’altra persona ci spinge ad assumere degli atteggiamenti coerenti con il nostro modo di vedere e l’altro a questo reagirà dimostrando che i nostri pregiudizi tali non sono: è proprio l’altro che si comporta così. Pensiamo a quanto accade nell’incontro con una persona che riteniamo sgradevole; il nostro atteggiamento sarà quanto meno guardingo, se non leggermente sgarbato. A questo la persona risponderà sullo stesso tono, mostrando tutta la sua sgradevolezza.
Lo stesso meccanismo funziona in campo sociale ed economico. Nel primo caso, presentarsi a una trattativa convinti che non si arriverà a nessun accordo non spingerà nessuno a negoziare veramente, e la trattativa andrà in fumo. Nel campo economico, se i clienti pensano che un’azienda stia per chiudere saranno spinti a non fare più ordini, finché l’azienda, effettivamente, chiuderà. Non si tratta di speculazioni teoriche se, come ricorda Watzlawick, nel 1979, i quotidiani californiani pubblicarono notizie relative alla scarsità di benzina. Questo spinse le persone a fare il pieno e in poche ore le scorte effettivamente finirono. Il successo di questo meccanismo mentale è favorito da un’altra delle nostre trappole cognitive: il bias del “senno di poi” che ci aiuta a ricostruire a posteriori e a avvalorare la correttezza della nostra “profezia”. Ecco le profezie autoavveranti in azione.