
Videogiochi e cervello
Videogiochi e cervello
di Antonio Zuliani
Di fronte ai video-giochi sorge l’idea che siano dei passatempo inutili se non, addirittura, dannosi. Probabilmente ciò è vero per la maggior parte dei prodotti in commercio, ma alcuni studi dimostrano che il Tetris, invece, ha un positivo influsso sulla plasiticità cognitiva. Il cervello Il nostro cervello fin troppo spesso attiva la funzione auto protettiva che possiamo denominare pregiudizio di negatività. E’ il meccanismo che fa in modo che prestiamo maggiore attenzione alle esperienze negative rispetto a quelle positive.
Si tratta di un meccanismo evolutivamente utile perché ha permesso all’uomo di prevedere e di difendersi dai pericoli, infatti, aspettandosi il peggio non si è mai trovato del tutto impreparato ad affrontare le insidie della vita. Il risvolto negativo è quello di avere un effetto nella vita di ogni giorno nella misura il cui la si affronta attraverso questa predisposizione negativa. Alcuni ricercatori ci mostrano che è invece possibile uscire da questo meccanismo per arrivare e a “ricablare” il nostro cervello a pensare in positivo.
Effetto tetris.
Sia Robert Stickgold sia Shawn Acor, nei loro studi partono da quello che chiamano “effetto Tetris”, si proprio quel vecchio giochino al computer che chiede alle persone l’abilità di far incastrare i mattoncini tra di loro. Ebbene è ampiamente dimostrato fin dal 2009 che si tratta di un gioco molto utile allo sviluppo delle potenzialità cerebrali, ma che ha anche la caratteristica di mantenere una certa attivazione mentale anche una volta terminato.
La spinta alla plasticità.
La capacità del gioco di aumentare la plasticità del cervello e di mantenere questa attivazione a lungo hanno stimolato i ricercatori a chiedersi se vi fossero dei meccanismi mentali che potessero avere la stessa funzione anche rispetto alla percezione positiva delle vita. In particolare Acor indica tre accorgimenti a suo dire utili: Fare ogni giorno la ricognizione di tre cose buone che sono accadute. Esse possono essere le più semplici, dall’incontro con un vecchio amico, ad un commento positivo ricevuto sul luogo di lavoro all’aver osservato un bel tramonto. Si tratta di abituare il cervello a riconoscere e registrare anche le cose positive. Una seconda strategia consiste nel riconoscer anche agli altri delle positività. Sempre nella logica del “vedere” queste cose appare utile trasmetterle con un complimento, piuttosto che con una mail o un semplice grazie. Infine cercare di fare qualche cosa di bello: da un piccolo atto di gentilezza ad un aiuto. Forse non si tratta di strategie definitive, ma perché non provare a sorridere alla vita, aspettandoci che la stessa sorrida a noi?