Pareodolia

Pareodolia

Pareodolia

di Antonio Zuliani

La percezione della realtà esterna è di fondamentale importanza per poter prendere delle decisioni corrette. Spesso tale percezione è del tutto parziale a causa della pareidolia: la tendenza a vedere forme e oggetti riconoscibili, nelle strutture amorfe che ci circondano. Si tratta dell’esperienze che facciamo guardando una nuvola o semplicemente una macchia su di un muro. Da questo punto di vista il volto umano acquista un ruolo fondamentale.Questo perché ogni volta che vediamo un volto umano usiamo una regione cerebrale altamente specializzata detta fusiform face area (area fusiforme del volto). Un’area che ha il compito di aiutarci a riconoscere le altre persone.

Un esempio.

Un esempio evidente lo vediamo nell’esperimento che consiste nel vedere una maschera che ruota su se stessa. Per quanto ci si sforzi non si riesce a vedere la parte concava della stessa. L’immagine che ne abbiamo non è quello di una maschera che ruota, bensì di una che gira a destra e a sinistra mostrando sempre e solo una faccia. Solo per un istante, durante la rotazione si percepisce l’incavo della maschera. Immediatamente dopo la maschera ai nostri occhi torna a mostrare la sua parte sporgente. La maschera ruotante dimostra come il nostro apparato visivo è abile nel dare un’immagine più tipica possibile. Un volto è presentato come sporgente, non come incavato ed è questa la decisione fondamentale che il nostro cervello adotta di fronte a questa immagine quando ruota. Il nostro cervello infatti è stato progettato per vedere i volti tanto più quando essi sono conosciuti o riconoscibili. Vi sono degli specifici recettori per il volto umano che si attivano quando nel campo visivo si presenta un volto, non importa se autentico o in fotografia.

Gli apparati cognitivi connessi.

Questo fenomeno, studiato da Gregory, sottolinea come il volto, secondo l’interpretazione di questi recettori specializzati, appaia sempre il fuori, verso di noi e illuminato dal sole, cioè dall’alto. Quando la maschera gira, la parte cava si trasforma, ai nostri occhi, in parte protesa all’infuori. Questo esempio si inserisce nel quadro più vasto degli schemi mentali di riconoscimento più importanti e primordiali: permette di riconoscere il volto della mamma, quello di un amico da quello di un nemico. Uno schema così importante che non si riesce a neutralizzarlo anche quando l’evidenza, la maschere che gira, dovrebbe consentirci si farlo. La pareidolia può contribuire a trarre in errore la percezione anche di fronte a eventi critici. Famosissime sono le immagini che molte persona hanno “visto” all’interno del fumo che avvolgeva le Twin Tower dopo l’attentato dell’11 settembre 2011, dove appare l’immagine del diavolo. Ma è anche il meccanismo che mettiamo in campo quando osserviamo un’opera d’atre o una fotografia.

La Gioconda.

Tutti conoscono la “Gioconda” di Leonardo da Vinci e il suo enigmatico sorriso. Ma la Monna Lisa sorride davvero? Dipende da come guardiamo il quadro. Se osserviamo attentamente le labbra non vediamo il sorriso, che invece appare evidente se il nostro sguardo si sofferma su un’altra parte del dipinto. Questo è dovuto al fatto che ogni occhio vede il mondo esterno grazie a due aree distinte. La fovea (parte centrale) con la quale leggiamo le lettere stampate su di un foglio e quella periferica con la quale percepiamo i dettagli più grossolani Per cui se vediamo la Gioconda attraverso la visione periferica appare il sorriso in quanto interpretazione delle ombre che cogliamo, ma se utilizziamo la fovea il sorriso scompare.