Guerra pandemia e sicurezza sul lavoro

Guerra pandemia e sicurezza sul lavoro

In questi giorni siamo intervenuti sia sul sito StudioZuliani sia per ConfProfessioni per sottolineare come la guerra in Ucraina stesse acquistando un peso del tutto particolare. Nello specifico perché andava a collocarsi in un momento in cui stavamo vedendo la fine di un’altra drammatica esperienza: la pandemia.

Ripercussioni sulla sicurezza sul lavoro

Questo specifico vissuto sta avendo delle ripercussioni anche sulla sicurezza sul lavoro. In particolare si segnalando un aumento di mancati eventi derivati da momenti di distrazione. Dal fatto che “la testa era da un’altra parte”.

Una situazione che pone seriamente la preoccupazione per un aumento degli incidenti sul lavoro, cosa che si sta vedendo già per la circolazione stradale.

Pensare di affrontare il tema aumentando solo l’insistenza sulla necessità della sicurezza non sembra del tutto efficace. Se la mente è distratta, o meglio alle prese con altre preoccupazioni, non c’è spazio per l’attenzione sulla sicurezza. Le persone non sono più distratte per una scelta personale o per comportamenti privati inidonei. L’energia mentale è quella che è, e se viene assorbita da tante preoccupazioni ci si dimentica delle cose da fare, delle procedure anche ordinarie.

Azioni da intraprendere

Secondo la nostra esperienza un’organizzazione attenta al benessere e alla sicurezza del personale deve caricarsi anche di queste preoccupazioni.

Come procedere in questa direzione in modo efficace?

Chiedendo agli interessati quali siano i focus delle preoccupazioni che li stanno invadendo. Già mettendo in campo questa attenzione si mostra un significativo e positivo interesse da parte della dirigenza. Quando una persona vive un momento di difficoltà, il fatto stesso che qualcuno se ne preoccupi è importante: sentirsi al centro dell’attenzione fa già stare meglio.

Certo questo non basta. Occorre poi agire azioni di sostegno delle preoccupazioni riscontrate con attività mirate. Anche solo sementire che sono preoccupazioni condivise, le alleggerisce. Aiuta poi che l’organizzazione  offra semplici, ma efficaci, suggerimenti relativi a strategia che ognuno può mettere in campo: aiuta.

Certo non è un’azione diretta sul tema della sicurezza sul lavoro. Ma alleggerisce la mente e rimette energia a disposizione delle necessarie attenzioni durante il lavoro e sulle relative mansioni.

Progettare il futuro

Progettare il futuro

Progettare il futuro. Progettarlo assieme, ricercando la massima condivisione è stato il filo rosso di molti nostri interventi professionali e culturali di queste settimane.

Da una a due crisi

Abbiamo sempre avuto la convinzione che di fronte e una situazione critica, com’è stata la pandemia, si debbano cercare le migliori soluzioni possibili in corso d’opera. A volta anche giorno dopo giorno: la crisi si affronta così. Necessitano risposte veloci, ma non potendo far riferimento a soluzioni già note e pronte all’utilizzo. Questa è una delle caratteristiche della crisi.

Ma siamo altrettanto convinti che da ogni crisi si deve uscire con un attenta programmazione. Che esca dall’illusione che tutto tornerà come prima, ma, anzi, cerchi di imparare dall’esperienza vissuta proprio perché il prossimo evento non sia nuovamente l’inizio di una crisi.

In questo il funzionamento del nostro cervello ci aiuta. Quella massa neuronale di poco più di un chilo e mezzo si è evoluta apprendendo e continuando ad apprendere da quello che le accadeva. In modo particolare dai suoi errori.

Questa strategia di progettare il futuro ora rischia ora di arrestarsi di fronte a una nuova traumatica esperienza: la guerra. Non una guerra, e ce ne sono state molte in questi anni, lontana, ma alle soglie di casa e dagli sviluppi imprevedibili. Quasi fosse una riedizione di quanto vissuto con la pandemia: dall’incredulità iniziale alla preoccupazione di non sapere come andrà a finire. Per tornare al nostro cervello: siamo di fronte a uno degli aspetti che più lo mettono in sofferenza; l’ignoto. 

La tentazione dello status quo.

A fronte di una situazione così confusa ed emotivamente pregnante c’è la tentazione di procrastinare ogni decisione, affidandosi allo status quo. L’illusione che le cose alla fine non cambieranno, che tutto tornerà come prima, è molto forte. Ma si tratta di un’illusione: appoggiarsi su di essa è doppiamente pericoloso. Non permette di affrontare la realtà per quella che è, e provoca soluzioni che rimango insoddisfacenti. Tutto questo accresce e non attenua l’ansia per il futuro che tutti stiamo vivendo.

Progettare il futuro 

Riteniamo sia indispensabile riflettere su tutto ciò. Su quali conseguenza ci troveremmo ad affrontare nei prossimi mesi a fronte di due stress così drammatici e vicini. Come saranno destinati a cambiare ancora i rapporti all’interno delle nostre organizzazioni, come aumenteranno e si manifesteranno le fragilità personali e sociali. Alcuni segnali sono di fronte a noi: aumento dell’aggressività interpersonale, di incidenti sul lavoro per una mente assorbita da un tasso di preoccupazione sempre più forte. Dall’aumentare dei sacrifici quando avevamo iniziato e pensare che sarebbero presto finiti.

Temi sui quali le organizzazioni devono riflettere assieme. Scongiurare una guerra in Europa non sarà sufficiente a scongiurare conseguenze personali e sociali all’interno delle nostre organizzazioni.

Occorre iniziare subito una riflessione condivisa in questa direzione: noi ci siamo perché il nostro desiderio è quello di contribuire a progettare il futuro.

Aggressività

Aggressività

L’aggressività fa parte della gamma dei comportamenti umani. Si tratta di un fenomeno complesso. È una molla per la curiosità, la crescita e l’evoluzione. Si manifesta nella protezione dei figli e più in generale di una persona cara in caso pericolo. A volte anche solo per un’ingiustizia o un’azione sgarbata.

Non è sempre facile incanalare l’aggressività verso obiettivi di crescita, tanto che a volte sfocia in atteggiamenti e comportanti socialmente dannosi.

Quello che stiamo vivendo con l’arrivo della pandemia ne è una dimostrazione: di come l’aggressività tra le persone stia determinando spaccature nella stessa società.

Aggressività: tre proposte

Certo non possiamo distribuire nell’aria ossitocina e vasopressina, due regolatori dell’aggressività. Né possiamo regolare con un reostato le quantità di elettricità che colpisce l’amigdala, uno dei centri cerebrali principali delle reazioni aggressive.

Ci limitiamo a indicare tre possibilità. Esse nascono dell’esperienza che stiamo conducendo a fianco di aziende e organizzazioni che si stanno ponendo l’obiettivo di affrontare le conseguenze negative della montante aggressività che si manifesta anche all’interno dei gruppi di lavoro. Sui modi concreti per realizzarli, le differenze dipendono dalle singole realtà; ci si può lavorare.

Spazio all’empatia

Se stiamo sperimentando l’aggressività, al contempo viviamo anche una situazione di empatia.

Tutti coloro che si sono protetti per proteggere. Che hanno continuato nei lavori che hanno permesso all’Italia di non fermarsi: questi ci hanno permesso di respirare empatia. Questa é la capacità di metterci nei panni dell’altro. Di vedere, anche se non lo condividiamo appieno, il mondo dal suo punto di vista e di farlo sentire compreso.

Valorizziamo tutto questo attraverso azioni di ringraziamento, attraverso la comunicazione interna all’azienda fino alla decisione di agire collettivamente azioni di questo tipo.

Promozione di una cultura della condivisione

La cultura di un gruppo e di un’organizzazione si esprime anche attraverso in modo in cui narra le cose che accadono. Questo perché la cultura è il frutto dell’elaborazione che tutti sono chiamati a compiere rispetto a quello che stanno vivendo. Ecco allora la proposta di trovare tempi e luoghi per parlare assieme dei vissuti della pandemia. Per darne una lettura il più condivisa possibile. Condividere, parlare del significato può aiutare a trovare il limite, regole condivise e, quindi, più efficaci.

Presidiare la comunicazione

Il vissuto di incertezza è una significativa fonte di aggressività che anche questa pandemia ci dà.

Proprio per questo è importante presidiare la comunicazione nel senso di porsi come fonte di informazioni stabili e credibili. Con uno stile sempre attento ai vissuti  che non vanno criticati o riportati solo a rigidi protocolli. Se ogni violazione o anche una semplice variabilità nei comportamenti viene solo stigmatizzata o criticata, si rischia di ottenere un effetto controproducente. Ad esempio, favorisce la spinta a nascondere le violazioni alle norme, invece di capirne le ragioni. Questo è uno dei motivi per cui i tanto citati near miss non vengo sufficiente evidenziati nelle organizzazioni.

Nulla di nuovo

Nulla di nuovo in fondo. Ma la pandemia ci sta mostrando che l’aggressività esiste. Evidenziare le conseguenze ci può indurre a trovare assieme le strategia di contenimento.

La legge dei piccoli numeri

La legge dei piccoli numeri

La legge dei piccoli numeri indica (Kahneman, 2011) la tendenza che abbiamo a credere come statisticamente vere delle sequenze di piccole serie. Questo anche se ciò sarebbe vero solamente per serie molto più lunghe.

Si tratta di una tendenza che fa in modo che anche fenomeni del tutto casuali appaiono ai nostri occhi come un modello coerente. Ma, ancora di più, giustifica ogni parere senza la necessità di un confronto oggettivo.

Alcuni esempi

Un esempio è quello utilizzato da coloro che ci vendono i sistemi per vincere al lotto (ancora molto presenti nelle televisioni private in Italia). Farci credere che l’uscita di un numero ne richiami un altro è pura fantasia. Statisticamente la possibilità che esca la sequenza 1, 2, 3, 4 e 5 è la stessa della sequenza 48, 23, 65, 12, 9. Al nostro cervello sembrerà più probabile la seconda solo perché ci appare più tipica di un’estrazione casuale piuttosto che la prima. Ma dal punto di vista strettamente statistico ogni volta che viene estratto un numero, un’altri qualsiasi ha la stessa probabilità di uscire.

Analogamente possiamo pensare al gioco della roulette o gettare in alto di una moneta.

Troviamo questa tendenza anche in molti commenti sportivi quando si attribuisce il valore di un giocatore attraverso una sequenza limitata nel tempo dei suoi gesti atletici. Quante volte abbiamo sentito parlare di “mano calda” riferito al giocatore di pallacanestro o di “fiuto del gol” per il giocatore di calcio. In effetti, queste valutazioni vengono prodotte su un numero limitato di osservazioni e quindi nulla dicono in realtà sul valore complessivo di quell’atleta.

Per enfatizzare si racconta di un matematico molto prudente che quando saliva a bordo di un aereo portava con sé una bomba. Il suo ragionamento era “la probabilità che su un aereo ci sia una bomba sono molto poche. Di certo la probabilità che su un aereo ci siano due bombe è pressoché nulla. Quindi posso stare tranquillo”.

I piccoli numeri e coronavirus

Purtroppo questa legge dei piccoli numeri sembra imperare anche nelle letture più diffuse circa i coronavirus. Qui interviene la sostanziale assenza nel nostro paese di una statistica sanitaria forte e centralizzata che ci permetta di ragionare con un po’ di razionalità. Così, utilizzando la legge dei piccoli numeri tanti esperti possono esprimere giudizi senza il timore di essere smentiti o, almeno di confrontarsi, con dei dati oggettivi. Indubbiamente un vantaggio per chi parla e uno svantaggio per tutti.

Natale 2020

Natale 2020

Natale 2020: già, come sarà il Natale del 2020?

Il Natale ha dei suoi riti e delle sue tradizioni. Forse sono abitudini faticose e non proprio gradite, ma proprio perché oggi in pericolo di non poter essere realizzate ci diventano care e indispensabili.

Così indispensabili che il fatto di non poterle realizzare anche solo in parte ci fa soffrire. D’altra parte dopo mesi caratterizzati da un’autentica fatica da pandemia ogni variazione dalle abitudini acquisite ci sembra intollerabile. In questa situazione di incertezza che ci lascino almeno il Natale!

Ecco allora le promesse della politica di un rallentamento delle limitazioni: purché tutti si comportino bene. Altrimenti c’è il rischio di una “terza ondata” della pandemia. Se poi accadrà, la responsabilità sarà di chi si è lasciato andare e non ha rispettato le regole. Ma questo è un film già visto!

 Il rischio dell’allentamento delle regole

 Il rischio che già abbiamo paventato parlando di fatica da pandemia è che proprio dopo questa fase di limitazioni sarà ancora più difficile rispettare le regole. Perché ogni limitazione da quanto siamo abituati a fare per Natale sarà vissuta come intollerabile. Come un segno marcatamente negativo.

Questo perché vedremmo queste variazioni dei comportamenti come delle limitazioni.

E se, invece, questa fosse l’occasione per inventare un Natale diverso? Magari più vicino a quello che siamo noi, ai nostri desideri?

Proprio la pandemia potrebbe essere l’occasione per un atto di creatività. Non generico o fine a se stesso, ma vicino a quello che noi siamo.

 Non solo Natale

 Questa possibilità non riguarda solo il Natale, ma molte delle azioni personali e lavorative che mettiamo in atto. Spesso ci adeguiamo a dei modelli che in quanto tali rassicurano il nostro cervello alla ricerca dì costanza nella ripetitività. Ma sappiamo anche che questa ricerca di ritrovare “tutte le cose al loro posto” è densa di pericoli. L’adagiarci sulla ripetitività spesso non ci fa cogliere quello che sta realmente accadendo, o ce lo fa vedere con ritardo. Da qui nascono molti incidenti.

 Un’opportunità da non perdere

 Allora perché non approfittare di questo Natale 2020 per fare un esercizio di creatività, per guardare non al Natale come modello unico ma come il nostro personale Natale. Un Natale che le circostanze possono permetterci di costruire a misura di ognuno.

Come? Beh, perché non cominciamo a condividere idee. Come per ogni processo decisionale in tanti si è un po’ più lenti che da soli, ma il risultato è migliore. E poi l’obiettivo non è quello di immaginare un Natale uguale per tutti, ma aiutarci, pensando assieme, a trovare lo spunto per il  nostro Natale 2020.

Un esercizio che ci sarà utile per progettare, senza rimpianti per il passato, anche il nostro futuro

Chi volesse contribuire è invitato a farlo scrivendo il poprio commento.