Mappa mentale

Mappa mentale

Torniamo sul tema di come il cervello costruisca una mappa mentale dell’ambiente. Questo è rilevante per i temi della sicurezza sul lavoro e delle risposte alle situazioni critiche. Ma la cosa è importante perché si tratta meccanismi che ci permettono di orientarci e di spostarci da un luogo a un altro.

Mappa mentale

La mappa mentale è la rappresentazione interna che ci facciamo, con il passare del tempo, di un qualsiasi ambiente frequentato, e ha la funzione di dare un significato alla complessità delle informazioni ambientali e di facilitare i nostri comportamenti spaziali.

Mappa mentale per orientarci

La mappa mentale è costituita dai percorsi che, in base all’esperienza acquisita, ci aspettiamo di incrociare per raggiungere un determinato luogo. Si tratta degli elementi percettivi più rilevanti che ci attendiamo di trovare sul percorso e degli ostacoli che pensiamo di dover superare.

Come si forma la mappa mentale

Per costruirci la mappa mentale di un qualsiasi ambiente procediamo sostanzialmente nel modo seguente: fissiamo dapprima dei capisaldi di riconoscimento, che siano in grado di scandire i percorsi, e poi arriviamo ad estendere la nostra conoscenza ai percorsi e, infine, possiamo concentrarci sui dettagli.

Come se avessimo nella nostra mente un foglio di carta sul quale sono tracciate le linee fondamentali per l’orientamento. Ma si tratta di una carta topografica molto imperfetta che somiglia più ad un documento geografico medioevale piuttosto che alla piantina di una città moderna.

Mappa mentale e landmarks

Un aspetto fondamentale è rappresentato dai landmarks, che possiamo definire come dei veri e propri marcatori del territorio. Si tratta di elementi fisici percettivamente evidenti e facilmente identificabili. Rappresentano dei veri punti di riferimento. Sono, quindi, nodi del percorso molto significativi, che ci permettono di decidere come muoversi e che, una volta acquisiti, difficilmente vengono modificati.

La stessa memorizzazione di un percorso è correlata non tanto alla sua lunghezza, ma dalla presenza dei landmarks di questo tragitto.

Visivamente può trattarsi di un “edicola di giornali” o di una “fotocopiatrice”. È quello il punto di riferimento: li si svolta.

Nel campo dell’emergenza sono gli elementi fondamentali che utilizziamo a fronte alla necessità di un’evacuazione.

Modifiche delle mappe mentali

Man mano che queste mappe si consolidano ogni cambiamento se non attentamente studiato e condiviso potrà creare problemi sia di comportamento (molti soggetti tenderanno a percorrere strade note, anche se sono state chiuse), sia affettivi (giacche ogni cambiamento va a rompere una struttura rassicurante).

I landmarks e le relative mappe mentali che ne scaturiscono vanno studiati in modo interdisciplinare  e condiviso al fine di garantirne leggibilità e rassicurazione.

Torniamo sul tema di come il cervello costruisca una mappa mentale dell’ambiente. Questo è rilevante per i temi della sicurezza sul lavoro e delle risposte alle situazioni critiche. Ma la cosa è importante perché si tratta meccanismi che ci permettono di orientarci e di spostarci da un luogo a un altro.

Mappa mentale

La mappa mentale è la rappresentazione interna che ci facciamo, con il passare del tempo, di un qualsiasi ambiente frequentato, e ha la funzione di dare un significato alla complessità delle informazioni ambientali e di facilitare i nostri comportamenti spaziali.

Mappa mentale per orientarci

La mappa mentale è costituita dai percorsi che, in base all’esperienza acquisita, ci aspettiamo di incrociare per raggiungere un determinato luogo. Si tratta degli elementi percettivi più rilevanti che ci attendiamo di trovare sul percorso e degli ostacoli che pensiamo di dover superare.

Come si forma la mappa mentale

Per costruirci la mappa mentale di un qualsiasi ambiente procediamo sostanzialmente nel modo seguente: fissiamo dapprima dei capisaldi di riconoscimento, che siano in grado di scandire i percorsi, e poi arriviamo ad estendere la nostra conoscenza ai percorsi e, infine, possiamo concentrarci sui dettagli.

Come se avessimo nella nostra mente un foglio di carta sul quale sono tracciate le linee fondamentali per l’orientamento. Ma si tratta di una carta topografica molto imperfetta che somiglia più ad un documento geografico medioevale piuttosto che alla piantina di una città moderna.

Mappa mentale e landmarks

Un aspetto fondamentale è rappresentato dai landmarks, che possiamo definire come dei veri e propri marcatori del territorio. Si tratta di elementi fisici percettivamente evidenti e facilmente identificabili. Rappresentano dei veri punti di riferimento. Sono, quindi, nodi del percorso molto significativi, che ci permettono di decidere come muoversi e che, una volta acquisiti, difficilmente vengono modificati.

La stessa memorizzazione di un percorso è correlata non tanto alla sua lunghezza, ma dalla presenza dei landmarks di questo tragitto.

Visivamente può trattarsi di un “edicola di giornali” o di una “fotocopiatrice”. È quello il punto di riferimento: li si svolta.

Nel campo dell’emergenza sono gli elementi fondamentali che utilizziamo a fronte alla necessità di un’evacuazione.

Modifiche delle mappe mentali

Man mano che queste mappe si consolidano ogni cambiamento se non attentamente studiato e condiviso potrà creare problemi sia di comportamento (molti soggetti tenderanno a percorrere strade note, anche se sono state chiuse), sia affettivi (giacche ogni cambiamento va a rompere una struttura rassicurante).

I landmarks e le relative mappe mentali che ne scaturiscono vanno studiati in modo interdisciplinare  e condiviso al fine di garantirne leggibilità e rassicurazione.

La mappa nella memoria

La mappa nella memoria

Molte volte la possibilità di una persona di poter uscire da una situazione di pericolo, pensiamo a esempio all’evacuazione di un edificio, dipende non solo da una corretta predisposizione di cartelli e indicatori, ma anche dalla sua capacità di orientarsi nello spazio. Per questo parliamo di mappa nella memoria

Questa dipende, in larga parte, dal fatto che una delle funzioni del cervello è quello di costruire, archiviare e usare delle proprie mappe mentali per questa finalità. Si tratta di modelli, a volte molto rozzi e approssimativi, dello spazio circostante che permettono di orientarsi all’interno di un ambiente, anche in luoghi complessi e mutevoli, prevedendo, alloccorrenza, la flessibilità necessaria a usare scorciatoie o deviazioni. Possibilità di straordinaria importanza quando una via di uscita nota e attesa, ad esempio nel corso di un’emergenza, appaia non utilizzabile.

 Questa costruzione di modelli, o creazione di mappe, si estende ben oltre lo spazio fisico. Ci sarebbero mappe mentali anche al cuore di molte altre capacità: la memoria, limmaginazione, il ragionamento astratto e persino la dinamica delle relazioni sociali.

Per rimanere nell’ambito del tema in esame è importante comprendere come fa il cervello a creare le mappe che gli permettono di orientarsi e di come tale processo possa essere favorito. Aspetto, questo, importante al fine di aumentare la sicurezza a fronte di una situazione di emergenza.

Cotruire la mappa nella memoria

Il cervello ha costantemente il compito di conoscere molte cose essenziali alla gestione della nostra posizione nello spazio. Da dove abitiamo, a dove lavoriamo, alla posizione del nostro negozio preferito. Luoghi che rintracciamo facilmente e verso i quali ci muoviamo velocemente e automaticamente. Pur non essendo del tutto chiarito il modo in cui organizziamo queste informazioni all’interno di una mappa coerente, sembra che il sistema ippocampo-entorinale sia un efficace disegnatore di queste mappe necessarie per localizzare noi stessi nello spazio, all’interno di una pianificazione attiva.

Un lavoro di pianificazione non è solamente un’attività consapevole, ma avviene anche nel sonno, quando sequenze di attività delle cellule di posizione si riattivano per riprodurre il passato o per simulare il futuro. Questa sorta di simulazione dei comportamenti spaziali è importante perché ci evita il compito gravoso di esplorare ogni volta molteplici alternative nel mondo reale prima di decidere quale azione intraprendere. Sarebbe una fatica immane con un ampio rischio di errore. Invece, questa sorta di simulazione offline ci permette di immaginare molte possibilità senza doverle sperimentare direttamente. In questo il sonno è un grande supporto.

Il ruolo del tempo e dello spazio

In questo complesso lavoro il tempo e lo spazio sono strettamente legati, come il nostro stesso linguaggio dimostra. Parliamo di un tempo che scorre, guardiamo «in avanti» al futuro e «indietro» al passato, e così via.

Gli stessi neuroni nel sistema ippocampo-entorinale codificano il decorso temporale dell’esperienza. Le cellule del tempo scaricano in momenti successivi, ma non segnano il tempo in modo semplice, come un orologio. segnano invece il contesto temporale, allungando o comprimendo la durata delle proprie scariche se, per esempio, varia la lunghezza di un compito. Ecco, infatti, che alcune cellule del tempo codificano anche lo spazio.

Le mappe non sono ritratti accurati del mondo in tutta la sua complessità. Piuttosto, sono rappresentazioni di relazioni, vale a dire distanze e direzioni tra posizioni, e tra ciò che esiste. Le mappe riducono una quantità vertiginosa di informazioni del mondo reale a un modello semplice, di facile lettura, utile per una navigazione efficace e flessibile.

I tipi di cellule citati in precedenza (cellule di posizione, cellule griglia, cellule dei confini) cucirebbero insieme questi elementi correlati in una mappa mentale che poi altre regioni cerebrali possono leggere per guidare la «navigazione», che sfocerà in una presa di decisioni adattativa. La mappa nella memoria permette di inferire relazioni, persino quando non sono state sperimentate. Permette anche alle scorciatoie mentali di andare oltre lambito dei domini spaziale e temporale.

 Bibliografia

 Social Place-Cells in the Bat Hippocampus. Omer D. B. e altri, in «Science», Vol. 359, pp. 218-224, 12 gennaio 2018.

Navigating Social Space. Schafer M. e Schiller D., in «Neuron», Vol. 100, n. 2,

  1. 476-489, 24 ottobre 2018.

What Is a Cognitive Map? Organizing Knowledge for Flexible Behavior.

Behrens T.E.J. e altri, in «Neuron», Vol. 100, n. 2, pp. 490-509, 24 ottobre 2018.

Navigating Cognition: Spatial Codes for Human Thinking. Bellmund J.L.S. e altri, in «Science», Vol. 362, articolo n. eaat6766, 9 novembre 2018.