Leader idealista nei momenti di crisi

Leader idealista nei momenti di crisi

Leader idealista nei momenti di crisi

Il leader idealista ha un ruolo importante nei momenti di crisi. E’ quanto emerge da un articolo di Halevy, Berson, e Galinsky apparso su Personality and Social Psychology Bulletin del giugno 2011, che si poneva proprio l’interrogativo sul perché le persone ricercassero questo tipo di leader.

Ci sembra un argomento interessante nel campo della comunicazione nello stato di crisi, di cui si occupa StudioZuliani.

Risultato della ricerca

Nello studio era proposto a degli studenti universitari di leggere due tipi di scenari di crisi. Nel primo tipo si ritrovarono ad affrontare ciascuno da solo un grave evento (essere intrappolato in un appartamento in fiamme); nel secondo tipo l’esperienza descritta riguardava un gruppo di persone a fronte di un evento simile (la casa in cui vivevano collettivamente era andata in fiamme e tutto era distrutto. Si tratta di quelle “fratellanze” che abbiamo conosciuto in tanti film americani).
Fu rilevato che, a fronte di queste letture, gli studenti manifestavano sentimenti di tristezza, paura, ansia.

In seguito, ai partecipanti sono state sottoposte due candidature per la presidenza della loro “fratellanza”: un candidato era descritto come un leader idealista con idee capaci di ispirare gli altri studenti; l’altro come un tipico studente che condivide la maggior parte delle opinioni con gli altri membri del gruppo.

Ai partecipanti è stato chiesto di esprimere il loro grado di sostegno per ciascun candidato. Il candidato idealista ha avuto più sostegno rispetto al candidato descritto come simile alla maggior parte degli altri membri del gruppo.

Dopo il voto di adesione dei candidati, è stato nuovamente valutato lo stato d’animo dei partecipanti. Le persone che più fortemente hanno approvato il candidato idealista hanno mostrato un recupero più veloce dai sentimenti negativi espressi a seguito della letture sulla crisi fatta nella prima parte dello studio. Questo effetto è stato particolarmente forte per coloro che avevano letto la scena dell’incendio della “fratellanza”, cioè della crisi che aveva colpito un oggetto comune a tutti, rispetto a quelli che avevano letto lo scenario del pericolo vissuto da soli.

Un secondo studio.

In un secondo studio ai partecipanti è stato dato da leggere un episodio di crisi in cui un incendio ha bruciato una gran parte della città. In seguito è stato dato loro da leggere due diversi discorsi attribuiti al sindaco della città. I gruppo lesse un discorso nel quale il sindaco poneva l’accento sulla speranza per il futuro, nell’altro faceva più riferimento alla responsabilità collettiva.

Dopo aver letto questo discorso, ai partecipanti è stato chiesto di indicare quanto tempo avrebbero volontariamente dato per aiutare la comunità a riparare i danni dell’incendio. Quelli che avevano letto il discorso incentrato sulla speranza nel futuro hanno dichiarato una disponibilità di tempo maggiore del 25% rispetto agli altri.

Riflessioni finali

Ciò mostra come, in tempo di crisi, il leader idealista che riesce a fornire una visione per il futuro e una speranza è più attraente degli altri perché fa sentire le persone più rasserenate e disponibili alla collaborazione.

Attenzione però. Un candidato che si presenta con un grosso tratto idealista corre qualche rischio. La speranza che suscita è un’emozione anticipatoria che pone le persone nell’attesa di un futuro in cui le cose andranno meglio. Il problema è di non deludere questa speranza, perché ciò avrebbe conseguente molto negative.

Possiamo concludere che un leader idealista ha un grande ruolo nei momenti di crisi se riesce poi, nella gestione del quotidiano, a non produrre disillusioni.

Bibliografia

Halevy N., Berson Y. & Galinsky A.D (2011) The mainstream is not electable: When vision triumphs over representativeness in leader emergence and effectiveness,  Personality and Social Psychology Bulletin, 37 (7), 893-904.

Chi è al vertice ha più stress

Chi è al vertice ha più stress

Chi è al vertice ha più stress

di Antonio Zuliani

Ma è proprio vero che chi è al vertice di un’azienda o di un’organizzazione ha più stress dei suoi sottoposti? In questo articolo vediamo che le cose non  stanno proprio così.

Chi è al vertice è più stressato dei suoi sottoposti è quanto dicono molti esperti forse per giustificare la fiorente industria di motivational speaker e di coaching che insegna ai leader come gestire il loro carico di stress. Ma tutto ciò è vero?

Uno studio di Harvard

Uno studio riportato dal Los Angeles Times non sembra confermarlo. Rivela, infatti, che coloro che siedono ai vertici della politica nazionale, dell’esercito, delle aziende e delle organizzazioni senza scopo di lucro non sono poi così stressati. Ciò se li confrontaimo con persone della stessa età, genere ed etnia che non sono nelle stesse condizioni.

Per i ricercatori di Harvard la fonte della relativa serenità dei leader è legata alla possibilità di esercitare il controllo sui loro orari, sulla gestione della loro vita di tutti i giorni, sulla loro sicurezza finanziaria, sulle loro aziende e sulle loro vite. Secondo questa ricerca “I leader possiedono una particolare risorsa psicologica – un senso di controllo – che può agire contro lo stress”.
D’altra parte è quanto è già stato ampiamente osservato nei primati. I babbuini e le scimmie che si elevano ai ruoli di comando nei loro gruppi sociali mostrano livelli di ansietà e stress più bassi, finche il loro status non si trova sotto sfida costante.

I risultati

“E’ chiaro che avere un senso di controllo protegge contro lo stress” dice Nichole Lighthall che studia lo stress ed i suoi effetti all’università di Duke.

Secondo questo studioso “Le persone che si trovano a tutti i livelli di un’azienda possono essere colpiti dal mercato e dalla sua imprevedibilità, ma mentre gli impiegati comuni potrebbero essere preoccupati dalla possibilità di essere licenziati, gli executive possono sentirsi abbastanza sicuri del fatto che “manterranno la loro posizione nella società, la loro superiorità, il loro stile di vita e le loro entrate” anche nel caso in cui l’organizzazione che loro dirigono debba soffrire”.

Lo psicologo sociale Gary Sherman e i suoi colleghi hanno reclutato 148 persone con funzioni dirigenziali nell’esercito, nel governo, nelle imprese e nelle organizzazioni senza scopo di lucro.

A ciascun partecipante e stato chiesto di completare un inventario di tratti psicologici e un questionario che rileva l’estensione con cui una persona sente il senso del potere in generale e la sua relazione con gli altri. E’ stato inoltre chiesto ai partecipanti di descrivere i loro lavori e di riportare il numero dei loro sottoposti. Infine i partecipanti allo studio hanno fornito un campione della loro saliva per far si che i ricercatori misurassero il loro livello di cortisolo.

Come comparazione lo studio ha coinvolto 65 persone comuni che non esercitano ruoli superiori ad altri. I ricercatori hanno chiesto ai partecipanti di completare lo stesso inventario e questionario e hanno misurato il loro cortisolo. Si assicurarono che entrambi i gruppi – di leader e non – fossero identici in termini di età, genere e composizione etnica.

Conclusioni

Il risultato mostra che, rispetto ai non-leader, il senso di controllo dei leader e la loro propensione all’ansia erano minori. Allo stesso modo lo erano i loro livelli di cortisolo, fornendo così la prova psicologica del loro minor stress. Rispetto al numero di dipendenti dichiarati, i ricercatori hanno constatato che più era alto il numero dei loro sottoposti e minor risultava lo stress e l’ansietà del dirigente.

Ora non sappiamo, come osserva anche Samuel Barondes, direttore dell’UC San Francisco Center for Neurobiology and Psychiatry, se i leader siano meno stressati qualora salgano ai vertici o se si tratti di persone che essendo meno stressate sono più facilitate nella ascesa.

Probabilmente si tratta di una combinazione di entrambe le cose. Ma in ogni caso “una volta che ce l’avete fatta e che non siete la vittima di cattivoni capricciosi a voi superiori sarete meno stressati” dice Barondes, autore di “Making Sense of People: Decoding te Mistery of Personality.”