La paura di sbagliare

La paura di sbagliare

Il nostro cervello impara dagli errori che ha commesso. Affermazione largamente nota e condivisa. Ciò nonostante, abbiamo paura degli errori: la paura di sbagliare ci attanaglia con conseguenze sia nella vita personale sia quella lavorativa, in modo particolare nel modo in cui affrontiamo il tema della sicurezza sul lavoro e le risposta alle situazioni critiche. In fondo pensiamo che la cosa non ci riguardi. In fondo è il cervello degli altri, caso mai, a commettere un errore.

Si tratta di un aspetto così centrale che abbiamo deciso di dedicarvi alcuni articoli che via via pubblicheremo.

Conseguenze dalla paura di sbagliare

La paura di sbagliare può divenire un’angoscia.  Spesso fonte di malessere, nervosismo e talvolta di fobie. La paura di sbagliare arriva a bloccare ogni azione, provoca situazioni di immobilità. Una immobilità che ci rende difficile correggere l’errore e ci toglie la possibilità di evolvere o creare qualcosa di nuovo. Se dall’errore si impara precludiamo al nostro cervello proprio questa possibilità.

In realtà accettare l’errore è il segno di un’evoluzione in corso, del desiderio tangibile di trovare una soluzione: di avere successo. Sbagliare equivale ad trovare le forza per reagire: la prima cosa da fare per evolvere è accettare questo dato di fatto.

Perché abbiamo paura di sbagliare

La paura di sbagliare è legata a un giudizio totalizzante su noi stessi, considerarsi una persona del tutto inutile e incapace per quello che psicologicamente definiamo «meccanismo di ipergeneralizzazione». Il meccanismo di ipergeneralizzazione è la tendenza a estrarre una regola universale partendo da un singolo evento. Le persone che ne soffrono vivono ogni errore come un segno della loro generale incapacità.

La sfida è riuscire a dire: «Ho commesso uno sbaglio», non «Ho sbagliato tutto».

Non solo una sfumatura

La differenza di atteggiamento che assumiamo è fondamentale perché nel primo caso siamo spini a giudicare ogni singola azione, mentre nel secondo l’oggetto della critica è la persona nel suo insieme.

Commettere un errore

Commettere un errore

Commettere un errore

di Antonio Zuliani

Nella vita di un’azienda o di una qualsiasi organizzazione può accadere, anche se la cosa non è augurabile, di commettere un errore. La soluzione che viene più facilmente alla mente può essere sintetizzata con la frase: “speriamo che nessuno se ne sia accorto!”.

Strategia molto pericolosa perché se qualche cliente dovesse accorgersi della cosa o semplicemente la notizia trapelasse si andrebbe incontro a una perdita di credibilità e la reputazione dell’azienda ne risentirebbe profondamente. Da quel momento ogni prodotto o servizio sarebbe visto con sospetto, con conseguente disaffezione del cliente.

Comunicare l’errore.

Per questo motivo è consigliabile comunicare la cosa il più rapidamente possibile a tutti coloro che sono coinvolti. In questo modo, come affermano Naquin e Kurtzberg, si otterrà un duplice risultato: presentarsi come un’organizzazione in primo luogo attenta ai propri clienti e in secondo luogo capace di individuare immediatamente gli errori, di scoprirne la radice, in sintesi di avere il controllo della situazione. Il focus, in questo caso, sta nell’identificazione delle persone da informare, perché inviare questa notizia a persone che non ne siano interessate, in quanto non coinvolte nell’errore, avrebbe il risultato di attrarre l’attenzione sull’evento negativo anche se non importante per loro, lasciando una sgradevole (e non approfondita perché la cosa non è di interesse) riguardo a quell’organizzazione.

L’effetto delle comunicazione.

Informando invece i diretti interessati, l’effetto sarà più facilmente positivo. Ma è fondamentale, all’interno di questa comunicazione non commette l’errore di attribuire la ragione di quanto è avvenuto a cause esterne, anche se questo potrebbe apparire una scusante efficace, del tipo “non è colpa mia!”. Seguendo questa strategia si rischia di fornire l’impressione di non avere la padronanza di tutti i processi, di non avere la capacità di controllo, per cui non c’è la garanzia che non si presentino in futuro altri problemi. Inoltre, come scrivono Lee, Petterson e Tiedens, se la cosa può inizialmente distrarre l’attenzione dall’errore, successivamente potrebbe nascere il sospetto che si stia cercando di nascondere mancanze interne e ciò si traduce facilmente nell’idea che l’organizzazione voglia, in questo modo, ingannare i suoi clienti.

Molto meglio sottolineare, attraverso l’informazione, che c’è la capacità di controllare il problema e che si è in possesso di una strategia per risolverlo e per fare in modo che non si possa più ripresentare. Commettere un errore è naturale, nasconderlo può essere un errore ancora più grande.

Bibliografia.

Lee F., Petterson C. & Tiedens L.A. (2004). Mea culpa: predicting stock prices from organisational attributions, Personality and social Psychology Bulletin, 30, 1636-1649

Naquin C.R. & Kurtzberg T.R. (2004). Human reactions to technological failure: how accidents rooted in technology vs. human error influence judgments of organisational accountability. Organisational Behaviour and Human decision processes, 93, 129-141

Colpa ed errore in medicina

Colpa ed errore in medicina

di Antonio Zuliani e Emanuela Bellotto

Secondo le nuove linee guida congiunte del General Medical Council e del Nursing and Midwifery Council inglesi (2015) i medici, gli infermieri e le ostetriche dovranno fornire “una spiegazione chiara e onesta” se qualcosa va storto e chiedere scusa ai loro pazienti in caso di errori.

La risposta della British Medical Association è stata decisa e lapidaria: medici e operatori non devono essere costretti a chiedere scusa e ad assumersi una colpa, prima che essa venga accertata.

In realtà la proposta contenuta nelle linee guida si inserisce nel vasto programma avviato in Gran Bretagna al fine di rilevare le informazioni sugli incidenti e gli errori medici da moderati a significativi, con lo scopo di individuare le strategie per evitarli in seguito. Invece la risposta della British Medical Association centra l’attenzione sul concetto di colpa. (altro…)