La regressione verso la media nella sicurezza e nell’emergenza

La regressione verso la media nella sicurezza e nell’emergenza

Regressione verso la media nella sicurezza e nell’emergenza

di Antonio Zuliani

Spesso di fronte alle situazioni che chiamano in causa la sicurezza e l’emergenza si producono ragionamenti che risentono dell’influenza di quanto è appena accaduto: riprendere il concetto di regressione verso la media appare utile per prevedere cosa ci si può attendere per il futuro.  Il concetto di regressione verso la media nell’interpretazione della sicurezza dell’emergenza nasce dall’esperienza di Kahneman, quando a metà degli anni 60 fu chiamato a tenere dell’elezione a un gruppo di strutture di volo dell’aeronautica israeliana.

Le valutazioni degli istruttori di volo

A fronte delle insistenze di Kahneman circa l’importanza di ricompensare i comportamenti positivi rispetto che punire quelli negativi, un istruttore lo interruppe dicendogli che la sua esperienza gli diceva esattamente il contrario. Secondo questo istruttore elogiare un allievo che aveva eseguito una ottima manovra comportava il fatto che nell’esercitazione successiva lo stesso allievo non sarebbe stato altrettanto efficace, di contro, sgridare pesantemente un allievo per una manovra malfatta comportava il risultato che la volta successiva la manovra sarebbe riuscita molto meglio. Di fatto l’istruttore applicava un punto di osservazione del tutto parziale che prevedere una correlazione diretta tra il suo agire e le reazioni degli allievi piloti.

Le osservazione di Kahneman

La realtà è però ben diversa come ci mostra il concetto di regressione verso la media che spiega questi fatti in modo più oggettivo: in ogni serie di eventi casuali, un evento straordinario (una manovra ottimamente eseguita) ha alte probabilità di essere seguito, per puro caso, da un evento più ordinario. Lo stesso avveniva per gli allievi piloti: pur avendo essi una certa abilità personale nella guida degli aerei le loro abilità si affinavano progressivamente e lentamente grazie alla addestramento. I miglioramenti non diventavano subito evidenti tra una manovra e quella successiva. Da questo punto di vista una manovra eccezionalmente positiva o del tutto negativa è dovuta soprattutto a questioni di fortuna e  perciò è del tutto probabile che a un evento molto positivo ne seguisse uno di meno efficace, indipendentemente dall’intervento dell’istruttore.

Queste osservazioni di Kahneman sono molto importanti perché spesso nell’analisi dei fatti riguardanti la sicurezza e l’emergenza tendiamo comportarci come questi istruttori. Utilizziamo una strategia che riduce la complessità delle situazioni spingendoci a  giudicare gli eventi alla luce di fatti che non li hanno assolutamente influenzati. Ciò significa che quando si prendono decisioni in questi campi fidarsi solo dell’intuizione, che spasso spinge a collegare tra essi i fatti solo perché questo ci fornisce una visione coerente di quello che stiamo osservando, può essere molto pericoloso.

Una metodologia diversa

Proprio perché siamo abituati a sottovalutare gli effetti della casualità nel determinare egli eventi è importante acquisire una metodologia per la presa di decisioni al fine di diminuire l’incidenza degli errori determinati dalla nostra difficoltà di comprendere aspetti come il caso o come la regressione verso la media. Come spesso osserviamo nel nostro lavoro di formazione e di consulenza il vero obiettivo è quello di apprendere le strategie per prendere decisioni sui temi inerenti alla sicurezza e all’emergenza. Se la strategia è corretta e, in questo caso, tiene conto anche dell’incidenza della regressione verso la media, le decisioni saranno più efficaci.

Disabile in emergenza

disabile in emergenzaDisabile in emergenza

di Antonio Zuliani

La persona disabile trova particolari difficoltà nelle situazioni di emergenza anche perché chi si occupa del soccorso spesso non ha idea dei suoi bisogni e di come comportarsi con lui. Ecco i risultati di un’importante ricerca in questo campo.

 L’attenzione al disabile in emergenza è ben poco presente nella letteratura internazionale. Se a fatica si sta facendo strada una normativa tecnica atta a garantire al disabile una situazione di sicurezza sul posto di lavoro, non c’è altrettanta attenzione sul rapporto che il disabile vive con le situazioni di emergenza e su quello che l’operatore che interviene può fare per supportarlo.

Esiste un bel lavoro curato dal Stefano Zanut del Dipartimento dei Vigile del Fuoco sulle manovre da mettere in atto, mentre sugli atteggiamenti da assumere c’è ben poco.

In linea di massima si può affermare che sia più utile non aiutare un disabile senza prima avergli chiesto se lo desidera o no. Tale affermazione può sembrare in contrasto con una situazione di emergenza nella quale il tempo e/o il desiderio dei singoli di essere tratti in salvo appaiono aspetti molto lontani dalla realtà determinata dalla situazione di pericolo.
Si tratta, in ogni caso, di mantenere tale idea sullo sfondo di ogni decisione e di ogni intervento da prendere in queste circostanze. Molti disabili hanno conservato o raggiunto un elevato grado di autonomia e sono fieri di essere indipendenti.

E’ nell’interesse dello stesso soccorritore favorire la messa in atto di questa autonomia per ottenere maggior collaborazione, per compiere quelle manovre sulla persona che fossero necessarie nel modo più efficace possibile, anche per diminuire la propia fatica durante l’intervento.
L’attenzione principale è quella di essere in grado di comunicare e di rassicurare il disabile utilizzando un messaggio che da un lato comprenda le sue necessità rispetto alla situazione in atto e dall’altro lato sia in grado di fornirgli le indicazioni fondamentali circa le azioni da intraprendere.

La difficoltà per il soccorritore può consistere nel trattare il disabile come una persona normale vincendo perplessità ed imbarazzi che possono rendere complesso il dialogo reciproco. Un dialogo che rimane di fondamentale importanza, perché sarà il più delle volte il disabile stesso a poter fornire le indicazioni più giuste per poter essere aiutato. Non è, infatti, pensabile che ogni soccorritore sappia cosa deve essere fatto a fronte di ogni forma di disabilità che incontra nel suo lavoro.

Queste possono essere delle indicazioni di massima, ma certamente sarà necessario produrre degli studi più approfonditi sulla situazione che si trova a vivere il disabile nelle situazioni di emergenza.

Da parte sua StudioZuliani ha prodotto una ricerca in merito.

Spazio personale

Spazio personale

Spazio personale

di Antonio Zuliani

La comprensione e la valorizzazione dello spazio personale è un aspetto rilevante per ogni situazione nella quale le persone si trovano a vivere; si tratti di un incontro a due, di una riunione o di una situazione critica una buona gestione di questo aspetto più determinare risultati ben diversi.

Caratteristiche dello spazio personale.

Quando si parla di spazio personale si prende in considerazione il fatto che ogni persona è portata a costruirsi un proprio territorio personale. Si tratta di un territorio che possiede due caratteristiche di fondo:

  • spazio strutturato. Si tratta di uno spazio definito da confini fisici esterni quali le mura, i recinti o contenitori che rendono fisso e riconoscibile questo spazio. Esempi in merito solo la casa, la stanza, l’automobile e così via;
  • spazio soggettivo. In questo caso si può parlare di una sorta di spazio portatile che ognuno si porta sempre con se e che, anche in assenza di confini fisici, non tutti sono autorizzati a varcarne le soglie senza determinare una reazione difensiva.

Questo è lo spazio personale sul quale saranno proposte alcune riflessioni.

Confini dello spazio personale

Pur considerando che questo spazio risente significativamente delle influenze culturali, si possono identificare quattro grandi zone nel quale è suddivisibile a seconda della distanza alla quale gli altri devono stare per rispettare le attese della persona.Zone che denominiamo:

  • pubblica,
  • sociale,
  • personale,
  • intima.

Zona pubblica.

Si tratta della distanza (stimata superiore ai 3 metri) che permette a chiunque di sentirsi a proprio agio quando si trova in un ambiente sconosciuto e alla presenza di persone che non conosce. Una dimostrazione dell’importanza di questa zona pubblica la si può osservare in una metropolitana dove le persone estranee tendono a sedersi nei posti più lontani tra loro loro.

Zona sociale.

In questo caso la distanza ottimale, stimata comunque superiore al metro, metro e mezzo, si riferisce alla presenza di persone conosciute, ma verso la quali non si è sviluppata una particolare relazione. Essi possono essere colleghi di lavoro, fornitori di servizi quali i negozianti e il postino. Si tratta della zona propria delle relazioni sociali.

Zona personale.

In questa zona la distanza può scendere fino ai 45 centimetri dove possono collocarsi, senza creare particolari tensioni, persone con le quali si è sviluppata una buona relazione interpersonale. Per rimanere all’interno dell’esemplificazione proposta per la zona sociale qui si collocano i colleghi di lavoro con i quali c’è frequentazione e familiarità, il negoziane di fiducia, ecc.

Zona intima.

Questa è la zona alla quale si permette l’accesso solo a poche persone che sono le più vicine ed intime, ma facilmente accessibile anche agli animali domestici. In questo caso il confine sembra non esistere più. Anche se non tutti hanno poi il permesso di mantenere a lungo il contatto fisico in quella che si può definire come zona intima ristretta.

Come si diceva queste zone risentono dell’influenza culturale arrivando a variate tra cultura e cultura, ma determinando anche differenze interne significative. Ad esempio ad un medico, ad fisioterapista o ad un parrucchiere è consentito l’accesso alla zona intima senza particolari difficoltà. Anzi ci si aspetta che lo faccia, tanto che un medico che non visita le persone non viene ben considerato.

Le considerazione proposte hanno un grande valore all’interno di numerose situazioni quotidiane. Prendere in considerazioni i bisogni che le persone manifestano circa il rispetto delle zone nelle quali si articola il loro spazio personale è molto importante. Ogni qual volta, organizzando un incontro o una riunione non si prendono in considerazione questo ordine di problemi si rischia di aggiungere difficoltà inutili.

Il concetto di spazio personale ha rilevanza anche nel campo dell’emergenza. Una persona all’interno di un’area con grande affollamento, aumenta il proprio stato di tensione, accrescendo il bisogno di difendersi e di estraniarsi da un contesto tanto pericoloso. In queste circostanze questa ulteriore tensione può diminuire l’attenzione della persona e la sua possibilità, ad esempio, di ascoltare e utilizzare eventuali messaggio di emergenza che le fossero rivolti.