E-mail come strumento

E-mail come strumento

La e-mail è da tempo uno strumento importante nella comunicazione aziendale. La modalità di lavoro non in presenza ha solo accentuato questa tendenza mostrandone vantaggi e limiti. Visto che l’esperienza, come sempre insegna, vediamo come inquadrare positivamente l’utilizzo di questo strumento di comunicazione aziendale.

Vantaggi dell’utilizzo della e-mail

 La e-mail ha indubbi vantaggi:

  • velocità;
  • non necessita di essere stampata, come le tradizionali comunicazioni interne e riduce i consumi di carta. Aspetto rilevante sia sul piano economico sia per quanto riguarda il consumo di materie prime per produrla;
  • al bisogno è più facilmente reperibile del documento cartaceo, senza considerare la complessità dell’archiviazione di quest’ultimo;
  • la si può inviare a qualsiasi ora e con molti mezzi.

E-mail e lavoro a distanza

Vi sono alcuni aspetti relativi all’aumento dell’utilizzo delle e-mail che vanno però attentamente considerati. Sintetizzando i risultati di innumerevoli ricerche in questo campo possiamo osservare che:

  • esiste una diversa tendenza alla risposta legata all’età. Molte ricerche stanno mostrando che un lavoratore giovane manifesta la tendenza alla risposta maggiore di un senior;
  • la lunghezza del testo influisce negativamente sulla percentuale di risposta;
  • la e-mail indirizzata a una specifica persona la spinge a rispondere in modo significativamente maggiore rispetto alla stessa inviata a un gruppo. Tanto più se nella forma del “per conoscenza”.

Certamente esistono degli strumenti per supplire ad alcune di queste caratteristiche, ma non sono scevri loro stessi da limiti. Si pensi a titolo di esempio ai server di posta elettronica che segnalano l’arrivo dei nuovi messaggi e possono creare distrazione e l’ansia della risposta. Aspetto tanto più rilevante se siamo alle prese con un altro impegno. 

Alcune indicazioni

Alcune prime indicazioni per non divenire “schiavi” delle e-mail. Sul contenuto del testo torneremo in seguito:

  • ridurre il loro numero;
  • evitare di essere prolissi nel testo;
  • evitare per quanto possibile il cc in quanto non permettono di capire, per l’interlocutore, la necessità di una risposta e riempiono la casella di posta;
  • indicare con la maggior precisione possibili il titolo della e-mail, fondamentale che l’oggetto sia chiaro e definisca lo scopo del messaggio.

Per i senior meglio una telefonata se si vuole una risposta.

Guerra pandemia e sicurezza sul lavoro

Guerra pandemia e sicurezza sul lavoro

In questi giorni siamo intervenuti sia sul sito StudioZuliani sia per ConfProfessioni per sottolineare come la guerra in Ucraina stesse acquistando un peso del tutto particolare. Nello specifico perché andava a collocarsi in un momento in cui stavamo vedendo la fine di un’altra drammatica esperienza: la pandemia.

Ripercussioni sulla sicurezza sul lavoro

Questo specifico vissuto sta avendo delle ripercussioni anche sulla sicurezza sul lavoro. In particolare si segnalando un aumento di mancati eventi derivati da momenti di distrazione. Dal fatto che “la testa era da un’altra parte”.

Una situazione che pone seriamente la preoccupazione per un aumento degli incidenti sul lavoro, cosa che si sta vedendo già per la circolazione stradale.

Pensare di affrontare il tema aumentando solo l’insistenza sulla necessità della sicurezza non sembra del tutto efficace. Se la mente è distratta, o meglio alle prese con altre preoccupazioni, non c’è spazio per l’attenzione sulla sicurezza. Le persone non sono più distratte per una scelta personale o per comportamenti privati inidonei. L’energia mentale è quella che è, e se viene assorbita da tante preoccupazioni ci si dimentica delle cose da fare, delle procedure anche ordinarie.

Azioni da intraprendere

Secondo la nostra esperienza un’organizzazione attenta al benessere e alla sicurezza del personale deve caricarsi anche di queste preoccupazioni.

Come procedere in questa direzione in modo efficace?

Chiedendo agli interessati quali siano i focus delle preoccupazioni che li stanno invadendo. Già mettendo in campo questa attenzione si mostra un significativo e positivo interesse da parte della dirigenza. Quando una persona vive un momento di difficoltà, il fatto stesso che qualcuno se ne preoccupi è importante: sentirsi al centro dell’attenzione fa già stare meglio.

Certo questo non basta. Occorre poi agire azioni di sostegno delle preoccupazioni riscontrate con attività mirate. Anche solo sementire che sono preoccupazioni condivise, le alleggerisce. Aiuta poi che l’organizzazione  offra semplici, ma efficaci, suggerimenti relativi a strategia che ognuno può mettere in campo: aiuta.

Certo non è un’azione diretta sul tema della sicurezza sul lavoro. Ma alleggerisce la mente e rimette energia a disposizione delle necessarie attenzioni durante il lavoro e sulle relative mansioni.

Progettare il post smart working

Progettare il post smart working

Una delle conseguenze della prossima fine dello Stato di Emergenza riguarda la possibilità di prendere delle decisioni relative all’organizzazione del lavoro. Ci riferiamo a un aspetto che ha caratterizzato questi ultimi mesi: lo smart working.

Un modo di operare che ha avuto effetti positivi su molti piani. Ha certamente contribuito alla lotta al virus. Ha permesso a molte famiglie di trovare un equilibrio tra questo modo di lavorare e la gestione della Didattica a Distanza dei figli. Questo spiega il vasto gradimento che tante indagini stanno evidenziando a favore del mantenimento dello smart working anche per il futuro. Agli interrogativi già posti in un post precedente, desideriamo porre l’attenzione sull’eventuale ritorno in presenza dallo smart working. Nello specifico desideriamo soffermarci sul tema della ricomposizione dei gruppi di lavoro. Tema che occorre affrontare per rendere questo ulteriore passaggio utile per l’essenziale benessere del personale.

Chi rientra

La decisione relativa a quali collaboratori sono chiamati a rientrare nel luogo di lavoro deve essere la più condivisa possibile. Questo per evitare conflitti interni o dare l’impressione di creare disparità. Vi saranno, infatti, collaboratori che attendono positivamente questa decisione e altri che preferiscono continuare a lavorare da casa.

Come si rientra

Il lavorare a distanza ha, di fatto, minato la compattezza dei gruppi di lavoro. Una compattezza che non avviene solo perché i collaboratori si ritrovano all’interno di uno stesso ambiente. Lavorando da casa sono venuti a mancare tanti piccoli segnali e rituali che caratterizzano il funzionamento del gruppo stesso. Piccoli strumenti però di grande importanza: dalla pausa caffè, ai momenti di incontro informali. Si tratta di momenti che segnalano non solo il legame all’interno del gruppo, ma che aiutano a risolvere anche tante piccole difficoltà e incomprensioni tra le persone.

Incomprensioni che la formula del lavoro a distanza può aver accresciuto. Le video conferenze non permettono quelle essenziali fasi di rapporto informarle che precedono e seguono ogni riunione in presenza. Per non dimenticare come le comunicazioni via mail, pur scritte con le migliori intenzioni, possano risultare spesso di difficile comprensione e di facile fraintendimento. In questo contesto ci riferiamo al fatto che parole o frasi, poco significative per chi le scrive, possono creare reazioni negative in chi legge. Il tutto con una scarsa possibilità di comprensione più chiara. Sappiamo tutti come una frase acquisti il suo significato non solo per le parole che contiene, ma anche per il modo con il quale sono pronunciate.

Alcune attenzioni

Se, come riteniamo, l’equilibrio e il benessere del gruppo di lavoro è un valore per l’azienda, i due aspetti sopra segnalati vanni affrontati.

In primo luogo con un’opera di chiarezza e condivisione relativa alla scelta di chi rientra e chi rimane in smart working. Programmando modalità e anche riti di rientro che siano finalizzati a favorire, con il tempo necessario, la ricucitura delle relazioni tra i collaboratori.

Si tratta di progetti da focalizzare azienda per azienda, ma che nella nostra esperienza possono e devono essere messi in programma per un equilibrato futuro dell’azienda stessa.

Telelavoro

Telelavoro

Telelavoro

di Antonio Zulani

Del telelavoro si parla poco anche perché si tratta di una realtà ancora poco diffusa nel territorio nazionale. In questo articolo si analizzano i principali aspetti positivi e quelli negativi di questa modalità lavorativa.

In questi anni il telelavoro si sta diffondendo anche nel nostro paese e sembra utile proporre alcune riflessioni, di natura psicologia. Il telelavoro ha aspetti positivi e negativi da esaminare al fine di divenire piu consapevoli sull’utilità del suo inserimento in azienda.

Aspetti positivi del telelavoro

Il telelavoro, per certi aspetti, presenta diversi vantaggi sia per l’azienda, sia per chi lo svolge.
Volendo presentarne i due principali si può partire da una ricerca dell’Universitá di Stanford che ha mostrato come i dipendenti dei call canter cinesi producono il 13% in più lavorando a casa.
Accanto a questa utilità strettamente aziendale si può proporne una anche favorevole al lavoratore e al suo benessere. Alvin Tomer, infatti, asserisce che il telelavoro ha la funzione di ricollocare la casa al centro della vita del lavoratore. In questo senso favorisce il mantenimento delle relazioni con i familiari, spesso rese difficili dalla lontananza dell’azienda del luogo dell’abitazione. Tutto ben dunque!

Criticità del telelavoro

Non è proprio così perchè il telelavoro determina un significativo ostacolo verso tutti quei rapporti informali che sono l’essenza della vita di ogni azienda. Ciò non solo dal punto di vista sociale, ma anche produttivo. Infatti le chiacchiere informali possibili nei corridoi e di fronte alla mitica macchinetta del caffè. Sono situazioni che spesso diventano fonte di nuovi stimoli ed idee. Aspetti che rappresentano un’occasione di crescita per l’azienda e per il singolo lavoratore.

Telelavoro come occasione di crescita.

È ben vero che possono esserci tanti  altri momenti di condivisione e che questi rapporti possono esse sostituiti con i mezzi informatici (pensiamo all’utilizzo di Skype, alle teleconferenze, eccetera). Ma, in questi casi, si tratta di sessioni di lavoro pianificate, mentre la storia di molte aziende di successo mostra come siano le interazioni spontanee e non pianificate ad essere alla base delle più significative innovazioni.
Infatti, il lavoratore che sta iniziando a sviluppare un’idea trova molto più semplice e agevole condividerla informalmente con qualche collega, piuttosto che provocare su di esse una riunione cha abbia anche una minima parvenza di ufficialità.

Telelavoro in sintesi

Sulla base di queste considerazioni  crediamo si possa dire che il telelavoro ha una sua utilità, sia per l’azienda sia per il lavoratore. Nei casi in cui prevede mansioni ripetitive e di basso livello, mentre può  giungere ad impoverire lo sviluppo di idee e di spunti innovativi in quelle aziende Che credano nella fondamentale funzione dell’innovazione.
Anche per il lavoratore vi sono degli indubbi benefici psicologi in quanto molte ricerche dimostrano come il vivere fianco a fianco con i colleghi “reali” riveste due funzioni importanti. Da un lato fornisce un mezzo di apprendimento dall’esperienza e dal confronto reciproco. In secondo luogo, ha la funzione di accrescere il senso di fiducia reciproca e quello di autoefficacia soggettiva. una solidarietà che risulta di estrema importanza nei momenti di crisi, che nessuna forma di telelavoro potrà mai consentire.