
La Baia dei Porci
La Baia dei Porci
di Antonio Zuliani
Nell’aprile del 1961 il presidente Kennedy e il suo staff presero una delle più errate decisione della storia recente: l’invasione della Baia dei Porci a Cuba. Una decisione della quale lo stesso Kennedy si rammaricò chiedendosi come potesse essere stato “così stupido”. Anche a distanza di anni l’episodio è interessante perché mette in luce un meccanismo decisionale legato al pensiero di gruppo (groupthink) che può manifestarsi anche in contesti molto meno eclatanti, ma pur sempre rappresenta un grande rischio.
Il capo della CIA (Bissel) presentò il piano di invasione a Kennedy e al suo staff partendo da un progetto originario di Richard Nixon, che lo aveva elaborato quando era vicepresidente di Eisenhower.
Dopo alcuni giorni di discussione il piano fu approvato e il 17 aprile 1.400 esuli cubani sbarcarono nella Baia dei Porci convinti di vincere facilmente sull’esercito cubano contando sull’appoggio della popolazione. Già il secondo giorno 20.000 soldati cubani accerchiarono gli invasori. Entro il terzo giorno 114 morirono e 1200 furono presi prigionieri.
L’insurrezione che gli statunitensi si aspettavano da parte dei cubani non avvenne, il che non doveva apparire sorprendente, dato che un sondaggio ampiamente conosciuto negli ambienti governativi statunitensi mostrava che la maggior parte dei cittadini era dalla parte di Castro.
Un secondo errore clamoroso riguardò il fatto che, secondo il piano originario, gli invasori avrebbero potuto ritirasi sulle montagne del Escambray. Il problema era che dalla Baia dei Porci fino alla montagna c’erano 100 km di giungla e paludi.
Terzo, non era stato progettato nessun metodo di rifornimento che fosse veramente efficace.
Partendo dal lavoro di Irving Janis del 1972, presentiamo i meccanismi mentali che spinsero Kennedy e il suo staff a questo errore e che possono risultare utili per non commettere errore nelle prese di decisione in gruppo.
- illusione della invulnerabilità, con conseguente attivazione della overconfidence. Il neo presidente Kennedy sembrava un “predestinato” ad avere sempre successo, quindi il suo staff fu spinto a sentirsi parte di un gruppo potente e fornito di un senso di invulnerabilità. Ciò ha tolto ai singoli membri del gruppo la capacità di valutare realisticamente le informazioni critiche che pure possedevano.
- paraocchi etici, attraverso i quali il gruppo ha una grande considerazione sulla propria rettitudine, saggezza e moralità. Certamente il governo americano presupponeva che l’invasione era stata progettata per il bene comune e quindi si trattava di una scelta morale non rinviabile.
- illusione dell’unanimità, che nasce quando un gruppo ha adottato una decisione e i singoli membri sono portati a credere che sia quella giusta. Per questo motivo il leader e i membri del gruppo si sostengono a vicenda, spendendo le proprie energie mentali solo a favore delle aree di convergenza dei propri pensieri, a spese di un’esplorazione delle divergenze che potrebbero distruggerle.
- razionalizzazione, che permette di dare un significato coerente a tutti gli elementi presenti facendoli convergere in modo “ragionevole” all’interno di uno schema precostituito. Le informazioni diverse vengono neutralizzate attraverso una percezione selettiva della realtà.
- autocensura, che spinge i membri che hanno dei dubbi a non manifestarli per non entrare in conflitto con l’opinione della maggioranza. L’unanimità scoraggia il dissenso se parlare significa distruggere il consenso, l’autocensura scatta per non rischiare di essere messo ai margini del gruppo.
- pressione del gruppo sui membri che possono esprimere opinioni diverse con l’entrata in campo di vere e proprie “guardie mentali”. Questi sono i membri del gruppo che si assumono il compito di dissuadere gli interventi critici al fine di proteggere il gruppo non da assalti fisici, ma dalle informazioni, perché potrebbero danneggiare la fiducia nella validità delle decisioni che sono state prese.
- visione stereotipata delle persone esterne al gruppo, gli stereotipi sono schemi fissati che si autoconfermano e per la loro tenacità sono i nemici più potenti di una presa di decisione corretta. Nel caso della Baia dei Porci uno stereotipo che ebbe un grande peso era quello di un Castro isterico e inetto che non sarebbe riuscito a reagire all’invasione.
Fortunatamente il presidente Kennedy sapeva imparare dai propri errori e quando successivamente, nell’ottobre del 1962, si trovò a gestire la crisi dei missili a Cuba incoraggiò apertamente il dissenso all’interno del gruppo dei suoi collaboratori.
La capacità di incoraggiare il dissenso è una delle migliori strategie per combattere gli effetti negativi del pensiero di gruppo.