Analfabetismo funzionale

Analfabetismo funzionale

Analfabetismo funzionale e sicurezza sul lavoro. Un binomio a cui prestare molta attenzione. Lo faremo a partire dai dati Piaac-Ocse del 2019, segnalati da True Numbers.

 Il dato nazionale.

In Italia circa il 28% della popolazione tra i 16 e i 65 anni è analfabeta funzionale. Uno dei dati peggiori d’Europa, secondi solo alla Turchia dove il problema chiama in causa il 47% della popolazione.

Significa che non sa né leggere né scrivere? No. Vuol dire invece che alcune persone non sono in possesso delle abilità necessarie a comprendere a pieno e usare le informazioni quotidiane. Anche quelle che utilizziamo per informarle sui temi della sicurezza.

L’analfabetismo funzionale è particolarmente insidioso perché la persona conosce le singole parole, ma non ne comprende appieno il significato.

Ecco allora che la persona fatica a comprendere un testo cartaceo scritto, e ha ancora più problemi se questo è riportato su una pagina web. Un analfabeta funzionale diventa, così, spettatore passivo, che guarda senza recepire e assorbire le informazioni utili nella sua vita privata come in quella lavorativa.

Nel dettaglio, vi è un 5,5% che comprende solo informazioni elementari, contenute all’interno di testi molto brevi, caratterizzati da un vocabolario base. Un altro 22,2%, invece, si limita alla comprensione di testi misti (sia cartacei che digitali) purché siano corti.

Un dato che nei prossimi report sarà sicuramente maggiore, visto che, a causa della pandemia, il 62,3% dei giovani non ha potuto frequentare le lezioni in classe.

 Pericolosità dell’analfabetismo funzionale.

Questo dato, oltre alla difficoltà di comunicare ogni procedura e attenzione da attivare nel campo della sicurezza sul lavoro, ha una pesante influenza anche nel campo produttivo. Ciò nella misura in cui la possibilità per il sistema di essere innovativo e competitivo con gli altri si abbassa notevolmente con la presenza degli analfabeti funzionali. Persone che rientrando nella fascia d’età lavorativa faticheranno a comprendere e a partecipare alla sfida dell’innovazione tecnologica.

 Strategie di intervento

Al fine di diminuire l’incidenza negativa dell’analfabetismo funzionale occorre prestare molta attenzione alla leggibilità e alla comprensibilità dei testi, delle disposizioni o informazioni prodotti.

La leggibilità può essere definita come la facilità con cui l’occhio percorre le linee del testo medesimo. Il testo è come un percorso fatto da parole, formate a loro volta da numerose lettere caratterizzate dall’appartenenza ad un unico stile grafico, l’organizzazione grafica dello stesso, l’utilizzo dei colori e del supporto sul quale viene stampato.

La comprensibilità pone le sue basi essenzialmente sul lessico e sulla struttura delle frasi che il lessico compone. Un testo che fa largo e ricercato utilizzo di termini eleganti e/o un po’ arcaici rischia spesso di complicare notevolmente la lettura, minandone la comprensione.

 Cos’è dunque un buon testo?

Un buon testo è un testo che parla in maniera semplice. L’elevazione del lessico (come suggerisce la parola “elevazione” stessa) aumenta la distanza dal lettore. Mentre l’utilizzo di un linguaggio più famigliare e vicino, sia ai tempi che alle persone, contribuisce in maniera decisiva alla comprensione d’un testo.

In questa direzione è fondamentale l’utilizzo di una sintassi e di periodi che non risultino dispersivi o confusionari. La linearità del testo, la sua lunghezza e le sue proporzioni sono elementi discriminanti per la corretta trasmissione dei contenuti.

Testi che vanno, quindi attentamente esaminati, nella misura che anche il contrasto all’analfabetismo funzionale rientra in una buona politica di sicurezza sul lavoro.