La percezione della sicurezza e della valutazione del bilanciamento tra rischi e guadagni, dipendono dalla cultura di provenienza del lavoratore. Si tratta di un aspetto noto e che è stato messo ancora più in evidenza dalla pandemia da Sars-Cov-2.

Alcune specifiche culture potrebbero sottovalutare il rischio a causa di credenze e superstizioni sul metodo di trasmissione delle malattie. Altre culture potrebbero preferire il rischio a patto che porti ad un maggiore compenso. Altre culture tenderanno a nascondere comportamenti scorretti o inadeguati dell’individuo per mantenere l’onore del gruppo di lavoro. Questi aspetti non riguardano solo l’atteggiamento verso il virus, ma anche verso la sicurezza sul lavoro e i comportamenti conseguenti.

Il bisogno di creare un modello di sicurezza condiviso.

Comportamenti negativi, una volta identificati e conosciuti, possono essere ridotti venendo incontro alle esigenze dei lavoratori, per sviluppare assieme un concetto comune di sicurezza.

Difatti, il semplice imporre regole senza tenere conto della cultura di appartenenza, potrebbe provocare un rifiuto da parte del lavoratore straniero o causare un aumento del malessere nella sfera del già presente shock culturale.

Grazie a un modello di sicurezza ad hoc che abbracci sia la legislazione italiana che i bisogni dei lavoratori stranieri, si creerà invece un clima di sicurezza e benessere aziendali che miglioreranno altresì la produttività e la collaborazione.

Approfondimenti.

Nel corso dei prossimi articoli, analizzeremo le diverse macro-aree di provenienza dei lavoratori migranti presenti in Italia. Le macro-aree scelte sono quella del nord Africa e Medioriente, del sud-est asiatico, dell’africa subsahariana e dell’America del sud. Ognuna di queste aree ha delle peculiarità relative alle culture presenti e alla percezione della sicurezza e dei costi e benefici del rischio.