Antonio Zuliani

Abbiamo esaminato i messaggi che oggi (venerdì 24 gennaio 2020) le fonti di informazione stanno trasmettendo sul coronavirus. Da essi emerge chiaramente come gli stessi, al di là della correttezza informativa, tendono a creare quadri mentali diversi e spesso incompatibili tra chi li ascolta.

Il fatto è che le reazioni delle persone sono strettamente collegate ai quadri mentali che le stesse si creano. Da questo punto di vista, le parole utilizzate nelle informazioni hanno un grande peso nell’attivare i diversi quadri mentali.

Vediamo alcuni esempi.

Da un lato si informa che circa 10 città cinesi sono state isolate, anche con l’intervento dell’esercito, arrivando a interessare ben 41 milioni di cittadini. Evidentemente il quadro mentale che questa notizia crea è quello di un pericolo fortissimo. Una situazione, che per essere tenuta sotto controllo, chiede addirittura l’intervento dell’esercito. Chi legge questa notizia, inevitabilmente, la inserisce nel quadro di riferimento italiano. Qui far intervenire l’esercito e chiudere ogni via di comunicazione prevede la presenza di un evento altamente catastrofico.

D’altra parte l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara che non siamo ancora in presenza di un’emergenza sanitaria globale, tanto da rilasciare soltanto alcune raccomandazioni. Un dato tecnico assolutamente ineccepibile, ma che certamente stride con l’immagine mentale creata dall’informazione precedente.

Da questo punto di vista il fatto che la task force del Ministero della Salute si stia muovendo in linea con queste raccomandazioni può apparire, non tanto come una misura di profilassi rassicurante, ma come una risposta “debole”.

Ma parlando di immagini mentali e del significato suscitato dalle parole vediamo un fatto di pochi giorni fa. È stata diffusa la notizia del sequestro di un’ingente partita di carne, guarda caso, cinese affetta da peste suina. Questa notizia non ha nessuna relazione con il coronavirus. Ciò nonostante riapre nella testa di chi ascolta l’immagine del pericolo. Visto che noi funzioniamo per immagini mentali le parole epidemia e peste rischiano di creare un cocktail estremamente pericoloso.

Il tema che si pone non è quello di censurare le informazioni, ma di fornire delle sintesi che aiutino maggiormente le persone a farsi un’idea consapevole di quanto accade.