Incertezza. È la condizione nella quale tutti ci siamo trovati fin dallo scoppiare della pandemia. Tante domande alle quali abbiamo scoperto di non avere una risposta, o non avevano abbastanza esperienza per provare che le risposte che avevamo fossero corrette.

L’esperienza vissuta

Le stesse forme della comunicazione pubblica hanno accentuato questa condizione di incertezza. Le notizie arrivavano alla spicciolata, di giorno in giorno, smentendosi spesso le une con le altre. All’inizio la pandemia era stata paragonata a una forma influenzale. Si muore anche di influenza, ma ciò ha contribuito a una banalizzazione che poi le immagini dei camion militari a Bergamo hanno drammaticamente spezzato. Infine, abbiamo subito un’eccessiva circolazione di informazioni (infodemia), talvolta non vagliate con accuratezza. Ciò ha reso difficile orientarsi per la difficoltà di individuare fonti affidabili.

Non tolleriamo l’incertezza

L’organismo umano non può tollerare troppa incertezza o stimoli eccessivi. Le categorie che utilizziamo per organizzare le percezioni e il pensiero ci aiutano a togliere di mezzo ciò che non è importante, per aiutarci a concentrarci su quello che conta. Questo avviene perché, attraverso l’attivazione dell’amigdala, mettiamo in campo una naturale cautela, per affrontare una situazione inedita o molto incerta. Di fronte a questa attivazione assumono una funzione importante le nostre conoscenze e le norme sociali. Si tratta di strumenti che ci aiutano a ridurre l’incertezza. Ci aiutano a prevedere quello che può avvenire e il  comportamento altrui. Forniscono stabilità e regolarità all’interazione sociale, semplificando i problemi computazionali e dunque facendoci risparmiare tempo e fatica.

Riflessioni

È ben vero che Lorenzo il Magnifico scriveva “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”. Ma è anche vero che dubbio, ansia, paura e fobia sono l’accumulo dell’incertezza che il tempo carica sempre di più. Il rischio è che la lotta tecnica al visus lasci pesanti strascichi nel vissuto di incertezza collettivo. Oggi abbiamo bisogno di ritrovare una lettura condivisa del tempo che stiamo vivendo. Questo per evitare che episodi limitati di rivendicazione personali diventino il luogo di incubazione di una rottura. Una rottura anche dei fondamenti della sicurezza in azienda. Fondamenti che risiedono in una cultura collettiva e condivisa basata sulla fiducia verso le scelte relative alla sicurezza da parte di chi, anche in azienda, è preposto a compierle.

Due idee per affrontare l’incertezza

Solo due idee prima per concludere:

Dedichiamo del tempo per condividere con i collaboratori il senso di incertezza e per trovare risposte che attenuino l’aggressività insita in ogni contrasto di idee.

Ritrovare la centralità di una comunicazione che, come abbiamo scritto, punta alla leggibilità e alla comprensione dei messaggi e non all’estetica. Siamo pur sempre un Paese con il 28% di analfabeti funzionali. La condivisione delle idee ha alla base l’attribuire tutti lo stesso significato alle parole che utilizziamo. Anche questo diminuisce l’incertezza.