Vivere una situazione drammatica, anche nel mondo degli incidenti sul lavoro, è spesso un’esperienza che si fissa nella memoria. Si tratta di un processo importante per la vita di ognuno perché si cerca di fornire un senso a quello che è accaduto. Spesso un ostacolo a questa elaborazione proviene da qualche cosa di esterno: come, a titolo di esempio, da una visione “oggettiva” dell’accaduto. Può essere la ripresa di una telecamera, un testimone: non è questo l’aspetto rilevante. Quanto piuttosto il non riconoscersi in questa visione “oggettiva”, tanto più quando l’interessato è spinto ad aderirvi per essere considerato ragionevole e attendibile.
Non vogliamo entrare in merito all’accertamento dei fatti quanto alla necessaria comprensione che tali disparità comporta sul piano della sofferenza personale. Ognuno di noi ha bisogno di leggere quello che gli accade rispettando i propri tempi. In questo va aiutato, e non forzato a una lettura dei fatti, che per quanto oggettiva, rischia di sentire lontana se non estranea.
La storia di Von Trotta
Sotto questo punto di vista ho scritto della vicenda di Von Trotta, descritta da Joseph Roth ne “La marcia Radetzky” (1932) a cui rimando.
Il fatto che von Trotta non si ritrovasse nel racconto del suo gesto eroico descritto dal libro di testo del figlio è significativo. Nel libro si racconta di un gesto molto più eclatante di quello da lui messo in atto per salvare l’imperatore Francesco Giuseppe. Von Trotta poteva andarne fiero, ma non è così. Per lui la verità, quella che lui conosce e nella quale la sua memoria del fatto lo fa riconoscere è più importante.
Von Trotta e la sicurezza sul lavoro
Questa vicenda mostra come le stesse indagini relative agli incidenti sul lavoro devono considerare il vissuto e la lettura che l’interessato ne fornisce. Questo perché la reazione che la persona metterà in atto, anche al solo ripresentarsi di situazioni simili, dipenderà in larga parte da come ha vissuto ed è stato aiutato a elaborare l’episodio originario. Un processo di elaborazione che non consiste sono nella visione oggettiva delle cose, ma anche dal significato emotivo delle stesse. Un aspetto che un’azienda attenta al benessere e alla sicurezza dei dipendenti può efficacemente mettere in atto.