Il problema del carrello ferroviario

di Antonio Zuliani

Il problema del carrello ferroviario è stato escogitato da due filosofe: Philippa Foot e Judith Jarvis. Qui lo esamineremo non tanto per le sue implicazioni etiche, bensì perché evidenzia come i processi decisionali intreccino aspetti razionali ed emotivi.

Il tema proposto

Il problema del carrello ferroviario è il seguente: durante una passeggiata vedete un carrello ferroviario che sfreccia incontrollato sui binari. Lungo la traiettoria del carrello ci sono cinque uomini che lavorano ignari del pericolo. Voi vi trovate nella possibilità di azionare una leva che farebbe deviare il carrello in un’altra rotaia. Ma, facendo questo, il carrello andrebbe a investire un operaio che sta lavorando su questa rotaia. Il quesito che si pone è se sia lecito azionare la leva e uccidere un uomo per salvarne cinque. La maggior parte delle persone interpellate risponde di si.

Ora di fronte allo stesso carrello incontrollabile la situazione è diversa: vi trovate su un ponte che attraversa il binario sul quale corre il carrello. L’unico modo per fermarlo è di gettare sulla sua corsa un oggetto pesante. L’unica cosa pesante che c’è sul ponte è un uomo molto grasso, l’ accanto. È legittimo buttarlo giù? In questo caso la maggior parte delle persone dice di no.

L’aspetto interessante è proprio questo: in entrambi i casi la scelta proposta è quella di sacrificare un uomo per salvarne cinque, ma le risposte sono diverse.

Un’indagine neurologica

Il problema del carrello ferroviario è stato indagato sotto l’aspetto neurologico, che è quello più interessante nel contesto del nostro ragionamento.

Indagando con la risonanza magnetica i correlati neurologici implicati in queste due decisioni, emerge che coloro che devono decidere se azionare la leva (I° caso) mostrano l’azionarsi dell’area cerebrale associata ai calcoli razionali, come la corteccia dorsolaterale prefrontale . Diversamente la decisione di gettare sui binari il grassone(II° caso) attiva altre aree cerebrali: una, situata nella fessura del cervello dietro il centro della fronte, ha un ruolo cruciale nel capire quello che altre persone pensano o sentono. Una seconda, nota come solco temporale superiore, si trova sopra l’orecchio e raccoglie informazioni sulle persone in base a come muovono labbra, occhi e mani. Una terza, composta da due regioni adiacenti si attiva quando le persone provano forti emozioni. Quindi tutta un’altra cosa rispetto all’area dei “calcoli matematici” della prima evenienza.

Pur pensando che queste indagini neurologiche non sono in grado di spiegare completamente gli aspetti etici relativi alle decisioni umane, è importante sottolineare che è errato ritenere che le nostre decisioni dipendono solo da fattori razionali.

Questo aspetto è stato evidenziato anche dagli studi di Joshua Greene. Egli sostiene che la maggior parte di noi tende a pensare che quando decidiamo se una cosa è giusta o sbagliata, lo facciamo ragionando invece le emozioni hanno un ruolo fondamentale nella formulazione dei giudizi morali, perché provocano reazioni istintive, frutto, a suo parere, di milioni di anni di evoluzione.

In conclusione, il problema del carrello ferroviario, è emblematico di numerose decisioni che incontriamo nella vita di ogni giorno e solo una contemperata presenza delle componenti razionali ed emotive ci permette un processo decisionale efficace. E’ Importante esserne consapevoli.