Perdono

Perdono

Può accadere di vivere un tradimento, da un amico o da un grande amore. Di fronte a questa esperienza si può perdonare, come e a quali condizioni? Un tradimento non è certo un’esperienza piacevole, qualsiasi livello con il quale si presenta. Ciò nonostante, chi tradisce può sentirsi spinto a confessare l’errore e a chiedere scusa. Come e in che modo queste scuse possono sanare il torto subito?

Perdono e vicinanza

Risk ha visto che i tentativi di riconciliazione sono più frequenti quando le persone sentono la propria vittima particolarmente vicina. Il provare vergogna, al contrario non sembra affatto legata alla possibilità che gli offendenti si scusino. Infatti, la vergogna non sembra utile né auspicabile, perché spesso si accompagna a depressione e ostilità. Si può dire che la molla che spinge a chiedere perdono va nella prospettiva di aggiustare, oltre al torto, anche gli stessi sentimenti tra le persone coinvolte.

L’indulgenza verso chi ha tradito sembra avere un senso in chiave evolutiva, altrimenti l’uomo non l’avrebbe sviluppata: l’atto di perdonare fà in modo che l’altro, il futuro, si comporterà in modo diverso.

Le componenti del perdono

Certamente l’atto di perdonare ha una componente cognitiva e una emotiva, anzi possiamo dire che quella emotiva sta alla base del perdono stesso. Ecco perché persone molto vicine tra loro, con un rapporto soddisfacente, nel quale hanno investito, molto sono facilitate per arrivare al perdono: base fondamentale di un rapporto solido e affidabile.

Non desideriamo qui entrare in merito di quali sono, in termini di valori sociali, gli atti verso i quali si può più facilmente attivare un perdono. Come, d’altra parte, sarebbe complesso approfondire l’aspetto, comunque interessante, relativo al fatto di come i tratti di personalità di chi perdona siano importanti in questa direzione.

Incoraggiare il perdono

Per attivare e completare l’atto del perdono ci vuole tempo ed è importante favorire la comprensione di come mantenere viva la rabbia e l’amarezza, pur legittimamente provate, sia un percorso denso di sofferenza anche per chi ne è vittima.

Incoraggiare il perdono è un atto prosociale importante.

Consenso

Consenso

Uno dei pensieri più infelici che possiamo fare concludendo una riunione consiste nel pensare che se nessuno dice nulla significa che c’è un consenso con quanto abbiamo detto. Una sorta di silenzio assenso: quello che spesso chiamiamo appunto “silenzio assenso”.

La trappola del consenso

In questo modo si compie però una sostanziale confusione con quella che è una regola amministrativa. Una regola secondo la quale la mancata risposta a un’istanza, da parte di una specifica e ben identificata autorità, va intesa come accoglimento della stessa.

Applicare questa regola amministrativa alle relazioni tra le persone comporta un grave errore cognitivo. Questo perché è sbagliato concludere che il silenzio significhi consenso con le cose che diciamo o con le conclusioni che abbiamo appena proposto.

A volte riusciamo a essere ancora più raffinati, arrivando a pensare che gli altri non dicono nulla perché le nostre argomentazioni sono state così efficaci, che nessuno trova modo di controbatterle.

Le cose però non stanno per nulla così. Il silenzio è solo silenzio e nasconde molte cose.

Può nascondere un profondo dissenso. Il fatto che gli altri ritengono che le nostre argomentazioni sono così deboli o, peggio, così sciocche che non vale la pena neppure di controbatterle.

Due strategie

Certamente possiamo rimediare chiedendo apertamente se ci sono osservazioni. Magari gli altri taceranno solo per far finire presto una riunione fin troppo lunga e noiosa. Ma almeno ci siamo sottratti all’errore cognitivo di credere che il silenzio sia sempre consenso.

Possiamo essere anche rigorosi, specialmente nel caso le decisioni siano importanti. Possiamo chiedere a tutti di esprimere esplicitamente le motivazioni delle loro opinioni. In questo caso il falso consenso appare più evidente: viene smascherato. Fastidioso? Sì, ma molto più utile per lo sviluppo di un progetto e per il clima del gruppo che lo deve realizzare di un consenso solo formale.

Correlazioni note: please

Correlazioni note: please

Di fronte a ogni situazione che incontriamo il nostro cervello cerca correlazioni note e rassicuranti.

Un meccanismo che punta a risparmiare energia e a rassicurare sul fatto che non sta accadendo nulla di ignoto e verso il quale non abbiamo strumenti per affrontarlo.

Nell’articolo, pubblicato per Confprofessioni, abbiamo parlato di questo fenomeno partendo da un esempio letterario. Il racconto di fantascienza  Sentry di Fredirc Bown.

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