Di fronte alle notizie che oggi (mercoledì 29 gennaio 2020) possediamo sul coronavirus occorre operare affinché la paura non diventi angoscia. La paura è un’emozione sana perché spinge chi la prova all’azione. Ma per attivarsi occorre sapere cosa fare, altrimenti subentra un sentimento ben diverso: l’angoscia, anticamera del panico.
Cosa fare, dunque, affinché la paura non diventi angoscia? Domanda importante anche perché a oggi i dati statistici non ci fanno pensare a scenari apocalittici. Ecco alcune indicazioni derivanti dalla nostra esperienza professionale.
Il ruolo delle istituzioni
Il primo passo è di fornire alle persone un punto di riferimento credibile e affidabile. Questo è il compito principale delle istituzioni pubbliche e sanitarie in particolare. Compito oggi difficile per due motivi. L’istituzione ha perduto la sua autorevolezza, le stesse figure sanitarie hanno visto intaccata la propria credibilità e il proprio ruolo. Lo stesso fenomeno delle aggressioni verso i sanitari ne è una dimostrazione.
In secondo luogo, i due aspetti sono connessi, le fonti d’informazione si sono moltiplicate e la prima che arriva trova più spazio perché fornisce le risposte che, come vedremo sotto, le persone cercano. Qualsiasi essa sia è una risposta che rassicura la nostra mente, molto più spaventata dall’incertezza che dal contenuto dell’informazione.
Un’informazione tempestiva
Di qui il secondo aspetto: la tempestività. Ogni evento nuovo, come questa pandemia, suscita la necessità di avere nel più breve tempo le informazioni. Il nostro cervello mal sopporta l’incertezza, ecco perché si cercano subito notizie che aiutino ad avere un quadro mentale ordinato. Cosa, come abbiamo già scritto ben difficile in questo momento.
Quando le istituzioni, anche per una comprensibile prudenza, non sono tempestive le persone si costruiscono da sole un quadro mentale dell’accaduto. Modificarlo successivamente sarà difficile. Ecco che è preferibile un’informazione ufficiale tempestiva anche se non del tutto completa a un’esitazione che lascia spazio a quelle che poi definiamo fake news.
Una risposta alle domande
Le persone hanno bisogno primariamente di una risposta alle domande e, successivamente, di una spiegazione. Purtroppo constatiamo ancora una volta come gli esperti che parlano dell’argomento prediligano dilungarsi in ragionamenti complessi per poi, molto spesso, eludere la domanda centrale. In questa fase i quesiti centrali sembrano essere: questo virus è pericoloso anche per me? Se vogliamo essere ascoltati occorre prima rispondere a questo tipo di domande e poi argomentare la risposta.
Un linguaggio semplice
L’informazione è efficace solo se viene compresa. Per farlo occorre saper utilizzare il linguaggio più semplice possibile. Ecco allora che ogni parola tecnica, in lingua straniera, ogni barocchismo linguistico rendono il messaggio difficile da comprendere. In questo occorre ricordare il nostro cervello fa molta fatica a ragionare sulla base di dati statistici. L’autorevolezza di cui abbiamo parlato nasce dall’essere percepiti come fonte rassicurante e non dal linguaggio spesso iniziatico che troppi esperti utilizzano.
Sono solo poche indicazioni di base affinché la paura non diventi angoscia.
Antonio Zuliani